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Sei milioni di tappi ai Fori Imperiali: “Help the Ocean” contro l’invasione della plastica
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La striscia

Elena Livia Pennacchioni
Elena Livia Pennacchioni
Vedo il mondo da 1 metro e 60, l'altezza al garrese del mio Attila. Sono l'addetta stampa della biodiversità, romana di nascita e veronese d'adozione, ma con il cuore ha in Umbria. Scrivo di animali, piante e qualche volta di come l'uomo riesce a salvarli!

Sei milioni di rappresentanti del secondo Stato più esteso al Mondo nel cuore dei Fori Imperiali, sopra i resti di quella Basilica Giulia che 21 secoli fa fu tribunale, borsa di commercio e luogo di acquisti. Hanno forma rotonda, non indossano giacca e cravatta e hanno invaso gli ecosistemi marini di tutto il mondo, tanto che i loro confini chiudono territori per 16 milioni di chilometri quadrati. Sono i tappi di plastica chiusi in 76 gabbioni metallici e posizionati ad arte da Maria Cristina Finucci fino formare la scritta “HELP”. E’ il grido d’allarme che il Garbage Patch State – il secondo stato al Mondo per estensione per l’appunto, che l’artista Maria Cristina Finucci ha fondato nel 2013 – porta nel cuore di Roma, dopo averlo condotto alla Biennale di Venezia, alle Nazioni Unite, al Maxxi e alla Cop21 di Parigi. Il Garbage Patch State racchiude le cinque “isole” di plastica che hanno pervaso gli Oceani e lancia l’allarme per un preoccupante futuro dai resti di un glorioso passato: un’opera inaugurata in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani che rimarrà in posa ai Fori Imperiali fino al 29 luglio.
“HELP è un grido d’allarme che non si limita all’importante questione ambientale, ma che pone al centro l’individuo e l’intera vita sul Pianeta, dipendente direttamente dallo stato di salute dei nostri ecosistemi”, spiega Maria Cristina Finucci, a margine della conferenza stampa d’inaugurazione. “L’opera è formata da un insieme di gabbioni Maccaferri in rete metallica, rivestiti da un ricamo di sei milioni di tappi in plastica colorati e derivati da riciclo, che vuole simulare un ritrovamento archeologico emblematico della nostra era, quella della plastica. Ho immaginato di vederla con gli occhi di un archeologo del futuro che – dall’alto della sua navicella spaziale – potrebbe riuscire a leggere la scritta “HELP”, un deliberato ed organizzato grido di aiuto della nostra civiltà”.

Mecenate di un’opera che verrà ammirata da centinaia di migliaia di turisti ogni giorno è la Fondazione Bracco, che già nel 2015 aveva commissionato all’artista “Vortice”, una tromba d’acqua che porta con sé una miriade di tappi di plastica che fu inserita nel percorso espositivo di EXPO Milano 2015. Ed è proprio lì che affondano le radici di questa nuova installazione romana.
“Siamo orgogliosi di sostenere questo progetto di altissimo valore culturale e scientifico”, afferma Diana Bracco, presidente di Fondazione Bracco. “Un tema – quello della promozione della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente – che ci è sempre stato caro, a cui vogliamo dar voce nella convinzione che l’arte possa essere uno strumento di lettura privilegiato per comprendere ed approfondire al meglio la realtà globale e i suoi molteplici aspetti”. Sostenibilità: “Il futuro del genere umano e della Terra si gioca intorno a questa parola, che riguarda il comportamento di tutti: istituzioni, aziende e cittadini”, conclude Diana Bracco.
A credere nell’installazione e a supportarne il valore artistico anche Officine Maccaferri, che ha donato i 30 chilometri di filo di acciaio dell’opera romana, ma che ha aiutato il progetto del Garbage Patch State anche nel 2016, con un intervento simile sull’Isola di Mozia, in Sicilia. Non meno importante il sostegno di Enel X che, attraverso un apposito impianto di illuminazione, ha posizionato 140 apparecchi a LED da 42W, provvisti di alimentatore elettronico per avere punti luce di peso e dimensioni contenute. Ogni apparecchio verrà ricoperto da un filtro Orange, per offrire il rislalto cromatico adeguato dell’opera.

Un’evento che rappresenta la perfetta sinergia tra pubblico e privato, grazie alla promozione del Parco Archeologico del Colosseo. “La nostra speranza – interviene Alfonsina Russo, Direttore del Parco Archeologico del Colosseo – è che l’area archeologica più importante e visitata d’Italia possa coinvolgere il pubblico nazioanle e internazionale sul significato fondante della memoria del passato, conservata nel DNA degli ambienti e dei paesaggi. Sia quelli naturali, sia quelli plasmati dall’uomo; solo un uso corretto protrà garantire la conservazione del Pianea e quindi potrà dare un futuro al nostro passato”.

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