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Di Maio-Confidustria, botta e risposta sul CETA: “Così com’è non passa in Parlamento”
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La striscia

“Altro punto che ci trova in disaccordo”. Esordisce così il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia a La7 da Mentana, a Bersaglio Mobile. L’argomento è il CETA, l’accordo economico tra il Canada e l’unione Europea ratificato il 21 settembre del 2017 che tuttavia non è ancora entrato in vigore poiché non ancora sottoscritto da tutti i Paesi membri dell’Ue. Nei giorni scorsi il Ministro Di Maio si era tirato indietro e – contrariamente a quanto fatto dal precedente Governo Gentiloni – ha annunciato che non avrebbe posto la sua firma sull’accordo.
Di Maio: “Il Canada sta importando il grano che trattano col glifosato. Alcuni pastai si rifiutano di importare dal Canada, mentre le carni sono pieni di ormoni. Questi due prodotti hanno un costo più basso sul mercato e abbasseranno anche il costo dei prodotti che vendono i nostri agricoltori e allevatori. Come al solito la fascia più bassa dell’economia viene massacrata. Se il trattato è così noi non lo ratifichiamo. Se invece si avvia un monitoraggio su cosa non sta funzionando, allora ne possiamo discutere. Noi lo abbiamo chiamato il “cavallo di troia” perché entra nella nostra economia facendo credere che vada meglio l’export, ma espropria la sovranità italiana sui ricorsi, perché è previsto un ente sovranazionale che li gestirà”.

“Già rivedere e non ratificare è cosa diversa”, risponde Vincenzo Boccia. “Colgo la dimensione complessiva del Ministro: da quando è entrato in vigore abbiamo avuto un incremento dell’export del +11%, mentre un incremento di import dell’8%. Sono dati inconfutabili e quindi è giusto che il Governo faccia una riflessione complessiva. Però attenzione: di fronte ai dazi degli Usa abbiamo interesse ad aprire ad altri paesi, mentre sul grano si può creare una filiera italiana. Lo Stato non deve fare gli interessi di una categoria, ma se l’export è aumentato, l’accordo va ratificato. L’errore da non fare è gettare acqua e bambino”.
E Di Maio sgombra il campo da ogni equivoco: “Non accettiamo di mettere a rischio alcune parti della filiera o la salute dei nostri cittadini per alcuni punti in più di export. Se il saldo è questo, il saldo è negativo. Il CETA così com’è non passa in Parlamento.

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