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Milano, al via l’Area B: oltre il 70% dell’area comunale libero dai veicoli più inquinanti
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La striscia

E’ entrata in vigore ieri la tanto discussa Area B a Milano, la più grande zona a traffico limitato d’Italia che, per la precisione, abbraccerà quasi l’intera area comunale (il 72% della città di Milano). Con unpiano strutturato da qui al 2030, vieterà l’ingresso in città ai veicoli più inquinanti, nessuno escluso: dai veicoli utilizzati per trasporto di persone e cose agli autobus, fino ad arrivare ai motoveicoli e ciclomotori. Durante i primi anni verrà interdetto l’accesso ai veicoli ormai datati, rei di essere fonti dirette di inquinamento ma, nel corso dei prossimi dieci anni, saranno sempre di più le categorie implicate, un esempio su tutti: la negazione completa d’accesso a tutti i veicoli diesel. Per quanto riguarda auto-moto e ciclo veicoli, ad oggi non sono previste scadenze per le seguenti tipologie di veicoli: autoveicoli Euro 5 e 6 benzina, autoveicoli GPL, metano, bifuel, ibride ed elettriche, ciclomotori e motoveicoli a due tempi di classe Euro 5, a benzina 4 tempi di classe Euro 4 e Euro 5, ciclomotori e motoveicoli GPL, metano, bifuel, ibridi ed elettrici.

“Al di là delle polemiche e dei dibattiti circa l’attivazione di tutti i 188 varchi previsti, l’adeguamento alle norme sulla privacy, i giorni di derogaconcessi per il primo periodo di attivazione e via dicendo – afferma Rete Irene – la nascita dell’ Area B a Milano è un segno della volontà di fare concretamente qualcosa per ridurre l’inquinamento urbano, almeno a livello di traffico circolante. Non ci dobbiamo e non ci possiamo tuttavia dimenticare che le più accreditate fonti e numerosi studi specialistici indichino come lo stopai veicoli inquinanti non siala soluzione definitiva al problema dell’inquinamento atmosferico, c’è infatti un altro grande imputato che concorre in modo determinante ad alterare l’aria che respiriamo: l’edilizia vetusta ed energivora così ampiamente presente nelle nostra città”.

Rete IRENE, dal suo punto di vista, ha voluto rimarcare come numerose ricerche negli anni abbiano imputato agli impianti termici di riscaldamento installati in edifici ormai vetusti il più alto tasso di inquinamento atmosferico. Basti pensare all’elaborazione pubblicata nel 2017 dall’Osservatorio Autopromotec sulla base di uno studio del Politecnico di Milano circa l’impatto sulla qualità dell’aria urbana da parte delle principali fonti di inquinamento. “Nello studio – spiega Rete Irene – gli impianti termici di riscaldamento hanno un’incidenza sul totale delle emissioni di CO2 in ambito urbano fino a 6 volte superiore a quella legata al traffico stradale. Lo studio, che prende in considerazione un campione rappresentativo di cinque città italiane (Milano, Genova, Firenze, Parma e Perugia), mostra come il contributo da parte degli edifici in termini di emissioni di CO2 immesse nell’atmosfera, sia pari in media al 64,2% delle emissioni totali per città, contro il 10,2% derivato dal settore della mobilità e dei trasporti motorizzati (il 25,6% restante, è invece generato dal settore delle attività industriali). Sosteniamo – prosegue – ancora una volta sostiene l’importanza di soluzioni come gli incentivi fiscali, la cessione del credito, l’Ecobonus quali strumenti di investimento che possono dare una vera spinta al mondo della riqualificazione energetica degli edifici datati, generando un beneficio a tutto tondo per le città, la qualità dell’aria e i cittadini che la respirano. Oggi questi strumenti in Italia esistono, fondamentale è che ogni parte coinvolta (dagli amministratori di condominio a chi si occupa di edilizia, dai progettisti ai cittadini) – conclude – li conosca perfettamente al fine di sfruttarli nella maniera più adeguata”.

 

 

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