Perugina: “Solo Baci, qualche tavoletta e…340 esuberi”

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Anche i sindacati giudicano grave la crisi ed intimano alla Nestlè di rispettare i patti del 2016

Perugia – Carla Spagnoli, la pronipote della fondatrice della Perugina e della Lana d’Angora, in un articolo pubblicato il 7 marzo del 2017 da Umbria/24, aveva già previsto il percorso e la fine della storia e scriveva: “..In Perugina si respira un clima di ottimismo dove, verrebbe da pensare, gli operai lavorano a pieno ritmo senza temere il futuro. O almeno questo è quello che ci vogliono far credere. Davvero la situazione è questa? Davvero la crisi dell’azienda non esiste più? Si è parlato tanto in questi giorni di prodotti Perugina sbarcati o in procinto di sbarcare sui mercati esteri (Brasile, Canada, Cina, Usa). Bene, ma c’è un piccolo particolare di cui poco si è detto: ad oggi non ci risultano né aumenti dei volumi produttivi (almeno finora) né incrementi delle ore di lavoro. L’unica certezza è la cassa integrazione. I sindacati dove sono? Perché accettano tutto ciò che l’azienda propone e si ergono a ‘paladini’ della Nestlè? Dato che le ore di lavoro non aumentano…Solo Baci e qualche tavoletta?

Ma quello dei Baci è il reparto più meccanizzato e con il minor fabbisogno di manodopera (bastano circa 10 operai). La distribuzione dei Baci nel mondo? Ci risulta anzi che già a gennaio il reparto dei Baci abbia fatto cassa integrazione.

La primavera è alle porte e le produzioni di cioccolato sono destinate a calare: con quali produzioni verranno compensate? Una volta c’erano le caramelle e la pasticceria, tutti prodotti dismessi e venduti. E gli altri lavoratori? Per non parlare delle confezioni, che un tempo erano un valore aggiunto e un vero e proprio distintivo del marchio: oggi le confezioni si sono impoverite nella qualità e si dice che in Cina i Baci vengono mandati semplicemente incartati. Dov’è quello stile Perugina che rendeva l’azienda unica nel mondo? Sui negozi è meglio stendere un velo pietoso: stiamo ancora aspettando il negozio Perugina in centro a Perugia, sotto le Logge di Braccio.

A un anno esatto dalla presentazione del piano industriale ci chiediamo: la strategia dei famosi 60 milioni su che cosa si regge? I 15 milioni di euro d’investimenti promessi per lo stabilimento di San Sisto a cosa saranno destinati? Forse ad abbattere i costi di manodopera? Ma la Nestlè fa giustamente i suoi interessi. A metà del 2018 tireremo le somme definitive di questo piano industriale Perugina. Una cifra sembra già esserci: 200. Ma non sono i milioni d’investimenti bensì gli esuberi che temiamo ci saranno”.

La situazione sembra comunque peggiorata se il consigliere regionale del Partito Democratico, Giacomo Leonelli li quantifica in 340 e ricorda di aver già presentato, la scorsa settimana una interrogazione alla Giunta regionale per conoscere “lo stato delle cose e quali azioni verranno intraprese per tutelare i livelli occupazionali attuali e, conseguentemente, rispettare l’accordo intercorso tra i sindacati e Azienda nell’aprile dello scorso anno…“.