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Le trivelle e l’impatto sull’ecosistema marino
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La striscia

“Le prospezioni non sono qualcosa di innocuo e violano la Direttiva Marina dell’Unione Europea che, nella descrizione di Buono Stato Ambientale, richiede che non vengano emessi rumori che possano compromettere la biodiversità e gli ecosistemi”, esordisce così Rosalba Giugni, presidente di Marevivo, in merito alle recenti polemiche sul tema delle trivellazioni in mare. “Non bisogna esporre i nostri ecosistemi a pericoli e rischi che potrebbero essere evitati se solo valutassimo prioritaria la tutela ambientale piuttosto che un modello economico obsoleto ed insostenibile. La ricerca di combustibili fossili nei fondali dei nostri mari contrasta con la politica di decarbonizzazione tesa a combattere il cambiamento climatico”.

Le fa eco Ferdinando Boero, Vicepresidente Decano di Marevivo: “Sono ormai ben noti i rischi per il mare. Le prospezioni implicano l’utilizzo di tecnologie ad altissimo impatto sull’ambiente. A destare preoccupazione sono le tecniche utilizzate che potrebbero avere ripercussioni negative sulla fauna e sulla flora marina presenti: l’air-gun infatti ispeziona i fondali marini attraverso spari fortissimi e continui di aria compressa”. Rispetto alla zona geografica dove sono stati rilasciati i permessi va evidenziato, secondo Marevivo, che nel Mare Ionio, in particolare nel Golfo di Taranto si riversano le acque del motore freddo del Nord Adriatico, che portano ossigeno nel mare profondo, permettendo lo sviluppo di una ricchissima fauna, inclusi i banchi di coralli profondi a Santa Maria di Leuca. Sempre in quest’area, ha luogo il Bimodal Oscillating System, un enorme vortice che può cambiare senso (da ciclonico ad anticiclonico, e viceversa) determinando il funzionamento degli ecosistemi adriatici e ionici. Questa unicità di condizioni fisiche e chimiche permette che nel Golfo di Taranto vivano popolazioni stanziali di cetacei di medie e grandi dimensioni, ulteriore indice di una grande produttività degli ecosistemi. Le popolazioni di mammiferi marini sono particolarmente sensibili ai rumori intensissimi quali quelli emessi dagli airgun.

“Ci opponiamo ancora una volta – spiega Giugni – ai permessi di trivellazione nel Mare Ionio. Chiediamo che non vengano più rilasciate concessioni e che si attui da subito un procedimento per revocare quelle già esistenti. Le associazioni ambientaliste devono partecipare ai procedimenti in itinere e a quelli che saranno avviati riguardanti le autorizzazioni alle attività di ricerca e prospezione di idrocarburi e altre fonti energetiche nei mari italiani. Occorre un cambiamento delle leggi inserendo divieti di trivellazione anche in via d’urgenza”. D’accordo Alfonso Pecoraro Scanio, che sostiene la posizione di Marevivo: “Il governo smantelli le norme dello Sblocca Italia di Renzi, condizione essenziale per bloccare le trivellazioni petrolifere. Il Golfo di Taranto deve diventare area marina protetta, in questo modo anche autorizzazioni già in vigore potrebbero essere bloccate”.

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