Dopo le polemiche sulle autorizzazioni concesse alle ricerche e alle estrazioni petrolifere, dopo le dichiarazioni del Ministro Costa e del Ministro dello Sviluppo Economico Di Maio – i quali imputano tutte le concessioni in essere al precedente governo – è il presidente di Legambiente Stefano Ciafani a mettere una pietra tombale sui continui rimpalli di responsabilità. Un modo per dire: “sia quel che sia, ma qui nessuno ancora ha fatto niente”. E infatti scrive, ricordando la cronologia del dissenso degli ambientalisti che rappresenta:
“Iniziammo la vertenza nazionale contro le trivellazioni di petrolio dopo il nostro congresso nazionale di Roma del dicembre 2003. Non eravamo tantissimi in Italia allora. Abbiamo lottato contro tutti i progetti in Basilicata, Sicilia e nei mari italiani. Abbiamo urlato contro il governo Berlusconi che permise le trivellazioni di petrolio nel Golfo di Taranto (2010). Abbiamo massacrato il governo Renzi sullo sblocca Italia pro trivelle (2015). Ricordiamo bene le parole di Salvini (https://youtu.be/ufAneAikiAQ) e di DiMaio (https://youtu.be/j9Svq1b_FXo) prima e dopo il referendum del 2016 (entrambi erano per il Sì, proprio come noi). Ricordiamo ogni parola, anche quelle spese dal M5S in Parlamento contro l’airgun durante la discussione della legge ecoreati (2015) o nella campagna elettorale del 2018. Fino ad ora contro le trivellazioni di petrolio e contro i sussidi ambientalmente dannosi (16 miliardi di euro all’anno per le fossili) nessun governo, compreso quello del cambiamento, ha mosso paglia”.
E termina con un monito: “Ribadisco il concetto dello scorso black friday, nel primo week end di saldi del 2019: nessuno sconto ieri, nessuno sconto oggi, nessuno sconto domani”.