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46 milioni gli animali allevati in gabbia in Italia: al via la raccolta firme per dire “basta”
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La striscia

Non solo i banchetti aperti il 9 e 10 marzo nelle principali città italiane, continua anche online, sul sito www.leidaa.info la campagna della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente per raccogliere firme a sostegno nell’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) che chiede alla Commissione europea di mettere fuori legge le gabbie negli allevamenti. “Non perdete quest’occasione – invita l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’associazione – per far sentire la vostra voce”.

“Nell’Unione europea – sottolinea l’ex ministro parlando in Senato durante l’incontro con i promotori della campagna – l’Italia è uno dei Paesi che alleva in gabbia il maggior numero di animali: circa 46 milioni tra scrofe, galline, conigli, quaglie vivono una vita-non vita negli allevamenti intensivi, senza poter soddisfare le normali esigenze etologiche della loro specie. A questo mondo di sofferenza noi vogliamo porre fine. E quando dico noi mi riferisco non soltanto agli attivisti delle associazioni impegnate nella campagna, oltre 140 a livello europeo di cui 20 in Italia, ma a molti membri del Parlamento. Siamo anche consapevoli, per com’è strutturato il mercato, che una rivoluzione del genere può dispiegarsi solo a livello continentale. Di qui l’importanza dell’Iniziativa europea dei cittadini, che porta la battaglia sul terreno giusto. Di qui la mobilitazione, oserei dire di proporzioni mai viste, di così tante associazioni, che condividono il medesimo obiettivo pur partendo da presupposti diversi. L’adesione della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, per esempio, non attenua affatto il nostro impegno per la promozione della dieta vegetariana e vegana ad ogni livello, oggetto di due pdl a mia firma: ci possono essere allevamenti migliori, ma ridurre il consumo di carne è senza dubbio la migliore risposta”.

“Mobilitarsi per la tutela degli animali con un approccio pragmatico – prosegue la parlamentare di FI – significa aggredire il problema da più parti, significa puntare al risultato parlando di molte cose: di etichettatura secondo il metodo di allevamento, delle ore e delle condizioni di trasporto degli animali, di sorveglianza nei macelli, di lotta all’antibiotico-resistenza. Argomenti, come si vede, per lo più di competenza comunitaria. Oggi però, e fino al settembre prossimo quando la campagna “End the cage age” si concluderà, la nostra attenzione è e resterà concentrata sulle gabbie, sull’inutile sofferenza che esse generano. Perciò invito tutte le persone sensibili ad approfittare di questa occasione per far sentire la propria voce, con la propria firma”.

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