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Giornata delle Foreste, messi a dimora 18 mila nuovi alberi tra Friuli e Calabria
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La striscia

18.000 nuove piante di Ginepro Fenicio fruttiferi e altre specie forestali autoctone messe a dimora tra la Calabria e il Friuli Venezia Giulia. Non sono numeri da poco quelli che AIAB porta come contributo al territorio italiano per contribuire a mitigare l’effetto serra, a preservare la biodiversità e a celebrare le foreste, proprio nella loro giornata internazionale. L’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica è, infatti, l’unico attore italiano ad aver investito così tante energie nella piantumazione di alberi biologici, grazie al progetto internazionale Pur Projet, al sostegno economico di Accor Italia e di altri sponsor privati.

“Siamo davvero fieri prendere così a cuore il problema della deforestazione intervenendo in modo così concreto nel contrasto ai cambiamenti climatici”, dice Antonio Corbari, presidente di AIAB. “Del resto, quella di piantare alberi, rivitalizzare la terra e diversificare le colture, considerato l’impatto decisivo di queste azioni sulla riduzione delle emissioni e sull’adattamento al cambio climatico, ci sembra una delle strade più importanti e urgenti da percorrere”. Tra il 2017 e il 2018 sono stati piantati 11.000 alberi di cui 8000 in Friuli Venezia Giulia e 3000 in Calabria, nella provincia di Cosenza. Nel 2019 ne saranno piantati altri 7100 di cui 3500 in Friuli Venezia Giulia e 2600 in Calabria, nella zona della costa Ionica Reggina. “Siamo particolarmente orgogliosi non solo di essere protagonisti di un processo di antideforestazione – dice Luis Hurra, presidente di AIAB Calabria – ma anche di aver scelto una specie, il Ginepro Fenicio, in via di estinzione che rischiava seriamente di scomparire”.

Si tratta di un ulteriore contributo dell’agricoltura biologica, che già fa molto per la riduzione delle emissioni.  Cosa confermata da una recente pubblicazione scientifica a cura di FIBL (Istituto di Ricerche dell’Agricoltura biologica) nella quale i ricercatori che hanno analizzato l’evoluzione della sostanza organica nei suoli su un sistema colturale di lungo periodo (35 anni), hanno dimostrato una riduzione del 40% delle emissioni.

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