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giovedì, Aprile 25, 2024

Dazi, Trump trova l’accordo con Macron ma il resto d’Europa rischia una nuova black list
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La striscia

Dopo l’accordo trovato dagli Stati Uniti con la Francia sul digital tax (ovvero sull’imposta del 3% sui ricavi dei servizi digitali realizzati che la Francia vuole applicare alle aziende con un fatturato superiore ai 25 milioni di euro in Francia e superiore ai 750 milioni di euro a livello mondiale, alla quale Washington ha minacciato di imporre tasse sui prodotti francesi), adesso va cercata la pace anche con tutta l’Unione Europea contro la quale Trump è pronto ad aumentare i dazi fino al 100% in valore.

La nuova black list allargata dei prodotti comprende tra l’altro vino, olio e pasta Made in Italy oltre ad alcuni tipi di biscotti e caffè esportati negli Usa per un valore complessivo di circa 3 miliardi. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che l’intesa con Parigi trovata alla vigilia del summit di Davos è destinata ad avere effetti rilevanti anche sull’Unione Europea e sull’Italia che a novembre nel primo mese successivo all’entrata in vigore delle prime misure tariffarie contro l’Unione Europea  ha visto crollare le esportazioni agroalimentari Made in Italy negli States del 6,5% con una drastica inversione di tendenza rispetto ai dieci mesi precedenti in cui erano aumentate in media del 12%. Una situazione che potrebbe precipitare dopo la conclusione della procedura di consultazione avviata dal Dipartimento del Commercio (USTR) degli Usa, con Trump che – sottolinea la Coldiretti – minaccia di aumentare e di estendere i dazi a prodotti simbolo del Made in Italy, a quasi tre mesi dall’entrata in vigore il 18 ottobre 2019 dei dazi aggiuntivi del 25% che hanno colpito per un valore di mezzo miliardo di euro prodotti agroalimentari italiani come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello. La nuova black list – continua la Coldiretti – rischia di colpire circa i 2/3 del valore dell’export del Made in Italy agroalimentare in Usa che è risultato pari al 4,5 miliardi in crescita del 13% nei primi nove mesi del 2019, secondo l’analisi della Coldiretti. 

Il vino – precisa la Coldiretti – con un valore delle esportazioni di quasi 1,5 miliardi di euro in aumento del 5% nel 2019 è il prodotto agroalimentare italiano più venduto negli States mentre le esportazioni di olio di oliva sono state pari a 436 milioni anch’esse in aumento del 5% nel 2019 ma a rischio è anche la pasta con 305 milioni di valore delle esportazioni con un aumento record del 19% nel 2019 secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi ai primi nove mesi dell’anno. Se entrassero in vigore dazi del 100% ad valorem sul vino italiano una bottiglia di prosecco venduta in media oggi al dettaglio in Usa a 10 dollari ne verrebbe a costare 15, con una rilevante perdita di competitività rispetto alle produzioni non colpite. “Una eventualità devastante per il Made in Italy agroalimentare che mette a rischio  il principale mercato di sbocco dei prodotti agroalimentari Made in Italy fuori dai confini comunitari e sul terzo a livello generale dopo Germania e Francia” denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “l’Unione Europea ha appoggiato gli Stati Uniti per le sanzioni alla Russia che come ritorsione ha posto l’embargo totale su molti prodotti agroalimentari, come i formaggi, che è costato al Made in Italy oltre un miliardo in cinque anni ed è ora paradossale che l’Italia si ritrovi nel mirino proprio dello storico alleato, con pesanti ipoteche sul nostro export negli Usa. Non bisogna dimenticare poi che il braccio di ferro tra Usa e Unione Europea si riferisce alla disputa nel settore aereonautico che coinvolge l’americana Boeing e l’europea Airbus dopo che il Wto ha autorizzato gli Usa ad applicare un limite massimo di 7,5 miliardi di dollari delle sanzioni alla Ue. Per l’Italia al danno si aggiunge la beffa poiché il nostro Paese si ritrova ad essere punito dai dazi Usa nonostante l’Airbus sia essenzialmente un progetto francotedesco al quale si sono aggiunti Spagna e Gran Bretagna.

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