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Piantagione per cellulosa, una carcassa di maiale come esca: ucciso da una tagliola giovane maschio di tigre di Sumatra
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La striscia

Dall’inizio dell’anno – spiega Greenpeace – è la seconda tigre ad essere ritrovata morta in una piantagione per la produzione di cellulosa, che serve l’industria della carta.

Una tigre di Sumatra – specie considerata in grave pericolo di estinzione dalla UICN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) – è morta sull’isola di Sumatra, in Indonesia, dopo essere rimasta intrappolata all’interno di una piantagione per la produzione di cellulosa gestita dalla APP (Asia Pulp and Paper), società controllata dal Sinar Mas Group, uno dei maggiori produttori di carta al mondo. L’espansione, legale e illegale, delle piantagioni per la produzione di olio di palma e cellulosa è una delle principali cause degli incendi che da ormai molti anni devastano le foreste indonesiane, causando gravi problemi di salute alla popolazione e la perdita dell’habitat di molte specie endemiche come la tigre di Sumatra. In natura ne rimangono circa 600 esemplari.

Secondo il Riau Natural Resources Conservation Agency Center, che ha eseguito l’autopsia, si trattava di un giovane esemplare maschio che, prima di rimanere intrappolato, è stato ferito alla zampa anteriore destra. Nelle vicinanze della trappola è stata trovata una carcassa di maiale, probabilmente utilizzata dai bracconieri come esca. Dall’inizio dell’anno è la seconda tigre ad essere ritrovata morta in una piantagione per la produzione di cellulosa. “La deforestazione e la perdita degli habitat costringono le specie selvatiche a un contatto sempre più stretto e conflittuale con gli esseri umani, come successo a questa tigre. Il 31 per cento delle epidemie di malattie emergenti sono legate ai cambiamenti di uso del suolo causati dall’invasione umana delle foreste pluviali tropicali: proteggere le foreste è fondamentale per proteggere la salute del Pianeta, delle specie che lo abitano, e in ultima analisi degli esseri umani” afferma Martina Borghi, Campagna Foreste di Greenpeace Italia. Nel 2013 la APP si era impegnata a porre fine alla deforestazione, tuttavia una recente analisi di Greenpeace mostra che tra il 2015 e il 2018 un’area più grande della città di Singapore è stata bruciata in una concessione collegata al gruppo. La settimana scorsa, oltre 90 ONG locali e internazionali hanno invitato i partner commerciali di APP a sospendere gli accordi commerciali fino a quando l’azienda non apporterà cambiamenti radicali nello svolgimento delle proprie attività. “Ora più che mai il governo indonesiano deve rafforzare le normative per proteggere foreste e torbiere, mentre le multinazionali devono impegnarsi seriamente a mantenere gli impegni presi e ripulire le proprie catene di approvvigionamento dalla deforestazione” conclude Borghi.

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