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Greenpeace a Draghi: «Finanza e aziende che hanno causato l’emergenza climatica e ambientale paghino la transizione ecologica»

G

La striscia

Alla vigilia del discorso programmatico che il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha tenuto oggi al Senato, Greenpeace Italia ha invitato il nuovo esecutivo a non sprecare l’ultima opportunità utile per agire con concretezza e rapidità per contrastare l’emergenza climatica e ambientale. «Abbiamo perso decenni e adesso servono scelte coraggiose ed efficaci per garantire un futuro sicuro a tutte e tutti. Servono ad esempio, sin da subito, provvedimenti per dotare il Paese delle necessarie infrastrutture per la transizione energetica, a cominciare dagli impianti di accumuli e batterie per poter utilizzare in modo più ampio l’elettricità rinnovabile.

Il disastro ambientale che ha generato caos climatico, devastazioni e pandemie ha precise responsabilità – riconducibili, tra gli altri, al settore dei combustibili fossili e a quello della finanza, che per decenni ha investito in attività dannose per persone e Pianeta – che non devono restare impunite» ha dichiarato l’organizzazione ambientalista.

«La transizione ecologica è un processo necessario che non potrà prescindere da giustizia economica e sociale e inclusione», dichiara Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. «Il costo di questa trasformazione, sempre più urgente, non può ricadere sulle spalle dei più deboli, ma dovrà essere a carico di chi, anteponendo i propri profitti prima della salute delle persone e del Pianeta, ci ha condotto alla crisi climatica e ambientale in corso».

Per l’organizzazione ambientalista, la prima azione concreta per dimostrare che il governo va nella direzione di una vera transizione energetica è una moratoria permanente a ogni nuova attività di prospezione, ricerca e coltivazione di gas e petrolio sul territorio nazionale, a terra e in mare. Lo stop temporaneo a queste attività – sancito dal primo governo Conte, poi prorogato dall’esecutivo uscente – è infatti scaduto, e da agosto potrebbero ripartire tutti i progetti tenuti in sospeso negli ultimi due anni. Un’ulteriore proroga non sarebbe una scelta sufficientemente ambiziosa. Non c’è bisogno di trivelle, ma di scelte coraggiose.

Per quanto concerne i fondi destinati alla transizione ecologica dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l’organizzazione ambientalista ricorda come questi siano vincolati al rispetto delle indicazioni emanate dalle istituzioni comunitarie quali: il rispetto del principio del “non nuocere”, applicato a settori ambientali quali adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, risorse idriche e marine e la protezione degli ecosistemi e della biodiversità, uno dei pilastri per una transizione verde, ad oggi completamente dimenticato.

La procedura di approvazione dei piani nazionali in sede europea prevede, inoltre, che questi passino le necessarie fasi di consultazione pubblica con le parti interessate della società civile e che le riforme e i progetti, in essi contenuti, vengano sottoposte a valutazioni ambientali di cui non c’è traccia nell’attuale PNRR.

L’ultima versione del PNRR presentata dal governo Conte, nonostante non contempli più i finanziamenti inizialmente previsti a un progetto inutile o potenzialmente dannoso a livello ambientale come il CCS di Eni a Ravenna (esclusione che Greenpeace si attende sia confermata anche dal governo Draghi), è ampiamente migliorabile sui versanti delle rinnovabili, della mobilità, dell’economia circolare e dell’agricoltura. In questo ultimo settore servono investimenti per la transizione verso un modello agroecologico, per ridurre l’uso di pesticidi. E una chiara riduzione del numero di animali allevati, per diminuire emissioni e impatti su salute e ambiente. 

Per l’economia circolare, infine, servono misure urgenti che seguano i principi base indicati dall’Europa come la prevenzione e la riduzione dei rifiuti prodotti, soprattutto quelli derivanti dalla frazione monouso. Senza il ricorso a false soluzioni, come l’incenerimento e la generazione di combustibili dalla plastica. Vanno invece messi subito in atto tutti quei provvedimenti che responsabilizzano i produttori, a partire dalla Plastic tax.  

«Greenpeace, come sempre, monitorerà ogni passo fatto dal nuovo governo. Siamo pronti a confrontarci su tutto, ma denunceremo ogni scelta che contrasti con gli annunci fatti e con l’urgenza che ci impone l’emergenza climatica e ambientale in corso. Non possiamo più permetterci di sbagliare, è il momento di agire con serietà e rapidità», conclude Giannì.

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