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Alimentaria: fra richiami, sequestri e rincari salasso sulla spesa e rischio inflazione
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La striscia

Un settembre davvero “mese nero” per il nostro cibo. Sono stati ritirati dalla vendita, per rischi alla salute, perfino 12 marchi di latte, integratori, gelati e pane e pizza, ed ultima la porchetta di Ariccia; il rincaro delle bollette e gli aumenti dell’alimentare diminuiscono il potere d’acquisto delle famiglie

Roma, 28 settembre 2021– Nella quotidianità dell’attuale clima economico incerto e mutevole, molti commentatori economici ed analisti tengono d’occhio quanto può venire dalla Germania e dalla Bce; temono soprattutto l’incertezza nei rifornimenti ed i costi delle derrate alimentari, aumenti a parte. E’ vero: nei supermercati sono aumentate le offerte vantaggiose sui prezzi per alcuni prodotti, ma molti scaffali appaio semivuoti. E con i nuovi arrivi sono apparsi rincari fino al 100% ed oltre, vedasi la frutta; mentre una prima stima sul bilancio familiare indica un aumento di spesa che viaggia intorno ai 60 euro mese per il solo cibo.

Se anche la porchetta di Ariccia ed un integratore alimentare Danone vengono ritirati dal mercato per rischi microbiologici sulla salute del consumatore… se pesce, gelati, farine, pasta e dolci sono stati “richiamati” dalla vendita e perfino pane e pizza col marchio Chef Nick vengono bollati perché conditi con ossido di etilene… se tutto questo ed altro ancora si verificano quotidianamente si può concludere, senza possibili smentite, che nella catena alimentare e non solo si sono strappate diverse maglie.

“C’è preoccupazione – scrive l’Ufficio studi Confcommercio – anche perché il dato italiano si innesta in un contesto europeo che ha visto l’inflazione salire dal 2,2% di luglio al 3% in agosto. L’eventuale prosecuzione di questa dinamica dei prezzi esporrebbe le autorità monetarie a pressioni, con potenziale pregiudizio dell’intensità della ripresa”.

“Il comparto dei trasporti – afferma Carlo Rienzi presidente di Codacons – registra ad agosto una crescita record di +5,3% e determina per un nucleo con due figli una maggiore spesa per gli spostamenti di 286 euro annui”.

Per Coldiretti “Il balzo dei prezzi della pasta può essere affrontato con una adeguata programmazione che consenta di aumentare la produzione di grano duro italiano in una situazione in cui l’Italia importa circa il 40% del grano. Per fermare le speculazioni occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione”.

Già ma esiste “l’adeguata programmazione” e ci sono le condizioni per accordi di filiera tra agricoltori, mugnai-pastai ed importatori? Intanto la Bce, al termine della riunione del 9 settembre, ci fa sapere che: “…a sostegno del suo obiettivo di inflazione simmetrico del 2% e in linea con la sua strategia di politica monetaria, il Consiglio direttivo si aspetta che i tassi di interesse di riferimento della BCE si mantengano su livelli pari o inferiori a quelli attuali finché non vedrà l’inflazione raggiungere il 2% ben prima della fine del suo orizzonte di proiezione e in maniera durevole”. Tradotto: i freni saranno tirati, non allentati.

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