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Elezioni 2022 e Pd, Letta alle prese con rebus alleati
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La striscia

(Adnkronos) –
Ancora pochi giorni e il puzzle delle candidature del fronte progressista alle prossime elezioni politiche 2022 inizierà ad avere confini definiti. Il 2 agosto (martedì prossimo) i segretari regionali del Pd dovranno consegnare a Enrico Letta le proposte dei territori e da lì lo schema che il segretario dem sta tracciando in questi giorni con alcuni fedelissimi come Marco Meloni e Francesco Boccia potrà essere riempito di contenuti.  

Intanto Letta prosegue con tutta la ‘war room’ al Nazareno il lavoro sulle liste partendo dal mandato ricevuto in Direzione. Alcuni punti cardinali sono fissati in modo netto: rispetto della parità di genere (a capolista uomo corrisponderà capolista donna, sempre), rinnovamento, competenze, occhio di riguardo ai giovani, attenzione ai territori (i sindaci dem consegneranno a Letta tra lunedì e martedì cinque punti da inserire nel programma). L’obiettivo è la prossima Direzione nazionale, che potrebbe tenersi l’11 agosto, chiamata a dare il suo via libera.  

La principale questione che Letta sta affrontando in queste ore però è quella degli alleati. Lo schema da applicare è articolato tra i ‘partner’ che avranno spazio nella lista aperta ‘Italia democratica e progressista’ (come Demos o Articolo 1) o chi (come Di Maio o la sinistra di Fratoianni/Bonelli) avrà il proprio simbolo sulla scheda elettorale. Il segretario sta incontrando/parlando con tutti: oggi Demos, con il Psi appuntamento la prossima settimana. Proprio da Articolo 1, Demos e Psi sono anche arrivate le adesioni formali al progetto comune. Il nodo è soprattutto quello legato ad Azione e al suo leader Carlo Calenda. E poi c’è Iv e Matteo Renzi.  

Grazie allo schema che i tecnici dem hanno messo a punto con uno studio collegio per collegio, i posti agli alleati (di questo si parla in queste ore) andranno assegnati secondo il loro peso: un paio di eletti sicuri nei listini per socialisti (uno certo per il segretario Enzo Maraio), altrettanto per Demos (a partire dal leader Paolo Ciani). Qualcosa in più (5?) per Articolo 1 (certi Speranza e Arturo Scotto). A questi poi potranno aggiungersi i collegi messi a disposizione degli alleati in cui dare battaglia al centrodestra. E Azione? “Chiede l’impossibile”, rivela uno degli sherpa che in queste ore sta faticosamente lavorando all’intesa.
 

I dem si rendono conto delle potenzialità che può avere nelle urne l’ex ministro del Mise. Per esempio, il blindatissimo collegio di Bologna sarebbe pronto per Matteo Richetti. “Ma con Calenda bisogna trovare un’intesa sostenibile, anche nel rispetto agli altri alleati”, sottolineano ancora fonti di centrosinistra. Sempre su questo fronte, nulla di certo trapela su Iv. Non ci sarebbe nessuno passo in avanti verso l’intesa. Dopo l’incontro di sabato scorso tra Letta e Renzi, il leader di Iv avrebbe manifestato ai suoi tutta la sua contrarietà per la disponibilità manifestata dai dem a garantire a Iv un solo posto sicuro in lista (al Senato, a Firenze).  

Ma se il lavoro con gli alleati presenta le sue difficoltà, non è certo tutto in discesa quello che al Nazareno si sta facendo nel Pd, dove ci sono molti aspiranti candidati a fronte di un numero di posti oggettivamente limitati nelle liste (vedi taglio dei parlamentari). Come promesso diversi amministratori locali saranno in prima linea: la sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi, presidente del partito; il sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli; l’ex sindaco di Campi Bisenzio Emiliano Fossi; l’ex sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Lo stesso per gli amministratori regionali, solo in Toscana l’assessore Leonardo Marras, il capogruppo Vincenzo Ceccarelli, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo.  

Capitolo segretari regionali, il Pd non mancherà di pescare tra loro, dove ci sono molte giovani leve. E’ il caso del calabrese Nicola Irto. Ma pronti a scendere in campo ci sono la segretaria toscana Simona Bonafè, quella ligure Valentina Ghio (che è anche sindaca di Sestri Levante), quello piemontese Paolo Furia. Per quel che riguarda il ‘focus’ sulle singole regioni, in Toscana il lavoro sulle candidature è già in fase avanzata.  

Grazie anche agli amministratori locali coinvolti la squadra dem sarà un mix di volti nuove e conferme. Tra questi, Luca Lotti alla Camera e lo stesso segretario dem: per Letta si parla però di un possibile ‘trasloco’ dal collegio di Siena a quello della sua città, Pisa. Bene anche il Piemonte, dove dovrebbe essere candidato l’ex Ct dell’Italvolley Mauro Berruto, oggi responsabile Sport, e dove dovrebbero ricandidarsi tutti gli uscenti tra cui Andrea Giorgis, Anna Rossomando, Chiara Gribaudo.  

Discorso diverso per la Puglia, dove il governatore Michele Emiliano non dovrebbe essere della partita. Per lui ci sarebbe stato il posto da capolista in Senato, casella che potrebbe anche essere coperta da Francesco Boccia. Emiliano, però, schiererà con i progressisti le sue liste civiche. Il problema però è lo spazio che i ‘civici’ pugliesi reclamano, in particolare con posti sicuri, e l’offerta che i dem fanno ai vari candidati ‘ospiti’. Infine, sul fronte organizzativo, il Pd ha deciso di prolungare la festa dell’Unità di Roma fino al 7 agosto (una scelta che potrebbe essere replicata nei territori). Martedì prossimo invece i big del partito (Letta, Zingaretti e Gualtieri) inaugureranno lo spazio di Portonaccio che ospitò già il comitato elettorale del sindaco di Roma.  

 

 

 

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