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Elezioni 2022, Pil e occupazione: si parte da eredità governo Draghi
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La striscia

(Adnkronos) – Quando i numeri vanno tutti, o quasi, in una direzione si esce dal terreno delle congetture e delle coincidenze. Il pil che cresce sopra le attese, così come i dati sull’occupazione, iniziano a delineare con più chiarezza qual è l’eredità che lascia il governo Draghi. Non solo. Guardando al confronto con il resto d’Europa, aumentano gli elementi per valutare la portata dei risultati della politica economica italiana negli ultimi 18 mesi.  

La campagna elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre è appena iniziata ma inizia a delinearsi con maggiore precisione il quadro macroeconomico in cui nascerà il prossimo governo. Se, da una parte, dovrà continuare a fronteggiare gli effetti dell’inflazione alta e contenere la riduzione del potere d’acquisto a causa della corsa dei prezzi, dall’altra parte potrà contare su una crescita che non ha perso lo slancio post Covid e su un mercato del lavoro che ha ritrovato una dinamica positiva.  

Sono due, in particolare, i fattori che consentiranno a chi si troverà a Palazzo Chigi di lavorare con relativa ottimismo. La crescita italiana, nei primi due trimestri dell’anno, è stata superiore a quella dell’Area Euro. In particolare, nel secondo trimestre il pil ha registrato un incremento dell’1% in termini congiunturali e del 4,6% in termini tendenziali. A giugno 2022, dopo il calo registrato a maggio, il numero di occupati torna ad aumentare per effetto della crescita dei dipendenti permanenti, superando nuovamente i 23 milioni. Rispetto a giugno 2021, l’incremento di oltre 400mila occupati è determinato dai dipendenti che, a giugno 2022, ammontano a 18 milioni 100 mila, il valore più alto dal 1977, primo anno della serie storica. Il tasso di occupazione sale a 60,1% (valore record dal 1977), quello di disoccupazione è stabile all’8,1% e il tasso di inattività scende al 34,5%. 

“Il dato positivo dell’occupazione va a coronare quello positivo della crescita del Pil trimestrale, del fatturato industriale e dell’inflazione che è rimasta alta ma stabile. Rafforza anche la stima del Fondo monetario internazionale che presagisce un’Italia che cresce in controcorrente rispetto alla maggior parte delle economie mondiali”, sintetizza Lucio Poma, capo economista di Nomisma.  

Sulla stessa linea l’analisi di Confcommercio, che evidenzia come “le performance del sistema Italia si confermino ben al di sopra delle aspettative, almeno così è stato fino a ieri” e che “la crescita degli occupati a giugno conferma la vivacità del Pil del secondo trimestre dell’anno”. Resta, comunque, rileva l’ufficio studi, “debole l’occupazione indipendente (-27mila unità su maggio) e, più in generale, permangono le fragilità prospettiche dello scenario internazionale che si rifletteranno in un forte rallentamento dell’attività economica e dei consumi nella seconda parte dell’anno”. 

I numeri sono buoni e il contesto, nonostante le difficoltà esterne, è sostanzialmente favorevole. E chiunque sarà a Palazzo Chigi avrà la responsabilità di non disperdere quello che è stato fatto.  

(di Fabio Insenga) 

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