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Boom dimissioni e un milione di contratti in più, i numeri del lavoro
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La striscia

(Adnkronos) – C’è un boom di dimissioni ma ci sono anche un milione di contratti in più. I numeri sul mercato del lavoro vanno letti con attenzione per superare l’apparente contraddizione di due trend che invece possono essere complementari. Li evidenzia l’Inps nel rapporto dell’Osservatorio sul precariato, analizzando le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato nel primo semestre dell’anno con riferimento alla causa di cessazione.  

Il primo fattore da considerare sono gli effetti dell’uscita dalla pandemia. Nel primo semestre 2022 i flussi nel mercato del lavoro (assunzioni, trasformazioni, cessazioni) hanno completato la ripresa dei livelli pre-pandemici, compromessi nel biennio 2020-2021 dall’emergenza sanitaria con le connesse chiusure e restrizioni, segnalando anzi incrementi rispetto al 2018-2019 sia nelle assunzioni e nelle trasformazioni come pure nelle cessazioni.  

I contratti. Nei primi sei mesi dell’anno, i datori di lavoro privati hanno fatto 4.269.179 assunzioni e 3,322.373 cessazioni di contratto di lavoro per un saldo positivo che supera i 946 mila contratti. 

Le dimissioni. Registrano un consistente incremento nel primo semestre 2022 (+22% e +28% rispetto ai corrispondenti periodi del 2021 e del 2019). Il livello raggiunto (oltre 600.000 dimissioni nel primo semestre 2022) sottende il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020, quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità connessa alle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Diventano un milione, con un aumento del 31,73% rispetto allo stesso periodo del 2021, se si considerano anche le interruzione volontarie dei rapporti di lavoro a termine.  

I licenziamenti. Forte aumento nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 dei licenziamenti di natura economica e disciplinari (rispettivamente +121% e +36%). Tuttavia il dato va messo in relazione alle deroghe normative varate con i decreti anti-Covid nel 2021. Per contestualizzare questa dinamica, occorre ricordare che fino al 30 giugno 2021 (per gran parte dell’industria) o fino al 31 ottobre 2021 (per il terziario e il resto dell’industria) i licenziamenti economici erano bloccati dalle normative specifiche introdotte nel 2020- Il più pertinente confronto con il 2019 per i licenziamenti economici rileva una contrazione (circa 50.000 licenziamenti in meno sia rispetto al 2018 che al 2019: -21%), chiarisce l’Inps. In continua crescita, invece, dopo la modesta flessione del 2020, risultano i licenziamenti disciplinari (poco più di 60.000 nel primo semestre 2022, circa un terzo in più rispetto al corrispondente semestre 2019).  

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