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Cittadinanza onoraria a ex Questore Cortese, “Palermo è casa mia”
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La striscia

(Adnkronos) – “Palermo è casa mia”. E’ emozionato, Renato Cortese, l’ex questore di Palermo, quando riceve dalle mani del sindaco Roberto Lagalla la cittadinanza onoraria. Una cerimonia in una sala consiliare stracolma di cittadini comuni, autorità, docenti, politici, vertici dell’autorità giudiziaria. Cortese, prima di diventare Questore di Palermo era stato a capo della sezione Catturandi della Squadra mobile di Palermo. Fu lui a mettere le manette al capomafia Bernardo Provenzano, nel 2006, dopo 40 anni di latitanza. Poi l’addio, improvviso, da Palermo, dopo la condanna a 5 anni in primo grado per il processo sul caso del trattenimento e dell’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov, e della figlia Aula, che allora – a maggio del 2013 – aveva 6 anni. L’accusa era di sequestro di persona e falso. Una sentenza che nei mesi scorsi la Corte d’Appello di Perugia, presieduta da Paolo Micheli, ha deciso invece di ribaltare completamente assolvendolo con formula piena.  

La decisione di primo grado, emessa il 14 ottobre del 2020, aveva portato alla rimozione dall’incarico del superpoliziotto. “Ho il cuore spezzato – aveva detto Cortese lasciando la città – Palermo è la parte migliore di me”. E oggi Cortese è tornato da cittadino palermitano. “Oggi, con il riconoscimento della cittadinanza onoraria al dottor Renato Cortese noi vogliamo riaffermare il patto di lealtà istituzionale tra il Comune e tutte le altre istituzioni pubbliche che operano a Palermo. Oggi premiamo non soltanto un investigatore eccellente, ma una persona giusta e perbene che da sempre ha dimostrato amore per la nostra città”, dice il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla intervenendo nell’aula consiliare di Palazzo delle Aquile durante la cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria all’ex questore di Palermo, Renato Cortese. Tra le autorità presenti spiccano il neo procuratore della Repubblica Maurizio de Lucia, il presidente del tribunale Antonio Balsamo, l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, oggi a capo del Tribunale del Vaticano e molti investigatori e dirigenti della questura di Palermo, molti dei quali con Cortese hanno lavorato. “Quella di oggi è una iniziativa caldeggiata e approvata – ha proseguito Lagalla – da tanti palermitani. Questo non può che farmi piacere perché oltre alle doti di fine ed eccellente investigatore il tratto umano e l’approccio alla gente comune ha lasciato il segno”. 

E dopo il conferimento della cittadinanza onoraria, Renato Cortese, ha preso la parola e ha ribadito, emozionato: “Palermo è casa mia. E’ Palermo che oggi mi restituisce qualcosa, un momento di gioia. E’ bello risentire gli odori, i profumi, i rumori. Vedo tantissimi volti noti e mi vengono in mente tanti ricordi”. “Sono arrivato negli anni ’90, anni bui, gli anni delle stragi. Qui ho capito anche cosa e’ il male ma anche veramente cosa e’ il bene. Per questo da questore – ha aggiunto – ho voluto aprire le porte della questura alla cittadinanza, perché non vedano in noi soltanto lo ‘sbirro’, ma anche un punto di riferimento. Voglio rivolgere un ringraziamento speciale ai poliziotti di Palermo per avere deciso, da palermitani, di volere combattere la mafia frontalmente e senza paura”.  

E dopo il conferimento della cittadinanza onoraria in Comune, la festa si è spostata lungo il Cassaro e davanti alla Cattedrale – che si trova a due passi dalla Questura – dove Renato Cortese è stato accolto da un centinaio di persone, molti commercianti, gente comune.  

La pre­si­den­te di Con­f­com­mer­cio Pa­tri­zia Di Dio, la di­ret­trice del­la Fon­da­zio­ne Fe­de­ri­co II Pa­tri­zia Mon­te­ros­so e la pre­si­den­te di “Cas­sa­ro Alto” Gio­van­na Anal­di hanno reso omag­gio al­l’ex que­sto­re di Pa­ler­mo Re­na­to Cor­te­se nel gior­no del con­fe­ri­men­to del­la cit­ta­di­nan­za ono­ra­ria con una ma­ni­fe­sta­zio­ne pub­bli­ca or­ga­niz­za­ta nel­l’a­rea pe­do­na­le di via Bo­nel­lo, da­van­ti alla Cat­te­dra­le, in­sie­me alla co­mu­ni­tà “Da­ni­sin­ni”. E lui ha stretto tutti le mani e ha sorriso. “Sono tornato a casa…”. (di Elvira Terranova)  

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