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Ânma Wine Bar: il vino abbatte le barriere e crea integrazione
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La striscia

(Adnkronos) –
L’identità è qualcosa che deve sempre fare parte di ogni nuova attività che apre e che abbia intenzione di avere successo, definendosi e distaccandosi dalla massa, da ciò che tutti fanno. Negli ultimi anni, sulla scia della sostenibilità, sono state tante le aperture o i cambi di rotta di molte aziende nel settore enogastronomico che hanno messo al centro del proprio business l’eticità e la sostenibilità, promuovendo prodotti del territorio, chilometro 0 e provenienti da processi produttivi rispettosi della natura e dell’uomo.  
All’interno di questo movimento sostenibile si inserisce anche il nuovo wine bar di Reggio Emilia, L’ Ânma Wine Bar che come tratto distintivo ha però l’integrazione.
 
Francesco, Rudy e Irma sono non udenti e nella costruzione di questo locale hanno messo al centro di tutto l’abbattimento di quelle barriere sociali e culturali che spesso e purtroppo, le persone con disabilità vivono nel quotidiano. Questo locale aperto a tutti e per tutti, attraverso un calice di vino o un tagliere di specialità regionali porge la mano e attraverso il culto della tavola cancella le differenze, fra un gesto e un sorriso. Una visione che si intende già dal nome del locale: “Anma”, che in dialetto reggiano significa “Anima”, definendo il concetto che tutti hanno un’anima e nessuno deve essere escluso.
 Un’utopia trasformata in realtà, con l’obiettivo di favorire l’integrazione, stimolare la conoscenza reciproca, abbattendo i pregiudizi creando una città sempre più accessibile. 

Come nasce il progetto di Ânma Wine Bar?

 
Tutto nasce dall’incontro tra me e mia madre Irma con Francesco – ci racconta Rudy – nel 2019. Francesco oltre alla sua formazione in Scienze Politiche ha sempre avuto una grande passione per il mondo enogastronomico. È originario della Sicilia, dalla quale per motivi lavorativi è emigrato. Rispetto a noi, aveva già avuto esperienze nel mondo del food and wine, in particolare come socio-impiegato nel primo bar italiano gestito da persone sorde, a Bologna. Successivamente ha preso parte anche nell’organizzazione di diversi eventi socio-culturali e proprio in quel periodo ci siamo conosciuti. La nostra amicizia ci ha portato allo sviluppo di questo progetto, con l’obiettivo di creare un un luogo dove fosse possibile accogliere e allo stesso tempo abbattere gli stereotipi nel quale la nostra società vive.
 

In che modo il vino si inserisce all'interno di tutto questo?

 
Il vino è un prodotto importante che può essere utilizzato per creare una linea di contatto e fare da rompighiaccio nel processo di realizzazione dei nostri obiettivi sociali.
Quello che vendiamo non è solo vino, ma un vero e proprio riscatto sociale. Attraverso la vendita vogliamo favorire l’inserimento lavorativo di persone con differenti situazioni di disagio, mettendo al centro dell’iniziativa con tutte le nostre potenzialità e risorse.  

 

Alla base del mondo del vino c'è la condivisione, la socialità e il portare ad un livello egualitario le persone, intorno alla tavola. In che modo attuate e sviluppate il vostro business?

 In realtà non so se possiamo parlare realmente di una strategia. Facciamo una cosa molto semplice e comune in questo tipo di attività, ma differentemente da altre realtà – anche se ogni attività, di qualsiasi settore, dovrebbe farlo – mettiamo una forte spina dorsale fatta di sensibilizzazione. È possibile organizzare la vendita di un vino o di salumi di qualità, tenendo in piedi i diritti delle persone, mettendo l’uomo e la donna al centro di queste attività, e vendere vini sostenibili e rispettosi dell’ambiente.  

Cosa si beve all’ Ânma Wine Bar?

 Ci interessano tanti prodotti, in particolare quelli del territorio. Vini e cibi che nel loro processo di produzione siano il più possibile etici e legati a progetti solidali. Nei vini solidali c'è un valore aggiunto dell'agricoltura, non solo garante della sicurezza alimentare e della cura del paesaggio, ma anche in grado di promuovere inclusione sociale e nuovo welfare, difesa dei diritti e delle opportunità per tutti, dalle città alle campagne, contro ogni forma di marginalità.  
Ci piacciono molto i Lambruschi reggiani della cantina Ronzoni, i vini della cantina Vetrere e poi, anche se usciamo dal territorio, amiamo molto gli amari artigianali della zona del Salento, le birre artigianali del birrificio Zimella, i salumi km 0 dell'azienda agricola Tiziano Borghi.
Adnkronos – Vendemmie
 —winewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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