(Adnkronos) – Dalle accuse al procuratore del caso Stormy Daniels – "sostenuto da Soros" – al caso "che non esiste" montato al solo scopo di far saltare la sua candidatura alle prossime presidenziali. Donald Trump, dopo l'incriminazione a New York dove sono stati formalizzati ieri 34 capi d'accusa, è un fiume in piena nel discorso-show di mezz'ora tenuto al ritorno in Florida nella residenza di Mar-a-Lago davanti a una platea di sostenitori. "L'unico crimine che ho commesso è difendere senza paura la nostra nazione da coloro che cercano di distruggerla", le parole dell'ex presidente che si è poi scagliato contro il procuratore Bragg, che "ha messo insieme un'incriminazione ridicola. Il criminale è il procuratore – ha accusato – e dovrebbe come minimo dimettersi". E ancora: "Il procuratore Alvin Bragg, un estremista di sinistra sostenuto da George Soros: ha fatto campagna dicendo che avrebbe preso il presidente Trump. Ha fatto campagna su questo, senza sapere nulla di me. Tutti vedono che non esiste un caso, non avrebbe dovuto essere istruito, lo dicono persino democratici totalmente schierato. E' un insulto al nostro paese, è una cosa ridicola: il mondo ci ride dietro", tuona. E Non mancano accuse a Juan Merchan, il giudice della Corte Suprema di New York a cui è affidato il caso Daniels: "Ora abbiamo un giudice che odia Trump, con una moglie che odia Trump. La figlia lavora per" la vicepresidente "Kamala Harris", accusa. "Hanno montato un caso che non esiste, allo scopo di far saltare la mia candidatura alla prossime elezioni. Non avrei mai pensato che una cosa del genere potesse accadere in America", punta il dito l'ex presidente Usa per poi ribadire: "Questo falso caso è stato presentato solo per interferire con le imminenti elezioni del 2024. E dovrebbe essere abbandonato immediatamente. A quanto pare, praticamente tutti coloro che hanno esaminato questo caso, compresi i 'rino' (i repubblicani solo di nome – ndr) e persino i democratici più accaniti, affermano che non vi è alcun crimine e che non avrebbe mai dovuto essere intentato". Difendendo poi la sua gestione dei documenti governativi, che è oggetto di un'indagine federale in corso, l'ex presidente americano ha ripetuto che molti altri ex presidenti hanno portato con sé documenti dopo aver lasciato la Casa Bianca: "Portare apertamente scatole di documenti e soprattutto vestiti e altre cose a casa mia – ha detto – è qualcosa che il presidente Obama ha fatto, i Bush hanno fatto, Jimmy Carter ha fatto, Ronald Reagan ha fatto. Tutti lo hanno fatto". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)