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The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, la recensione
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La striscia

(Adnkronos) – Dopo aver giocato la trentina di ore necessaria a portare a termine la storia principale di Tears of the Kingdom, ci si accorge di aver grattato appena la superficie di qualcosa di enorme nella storia dei videogiochi, e in ogni senso. Com'è possibile che in un solo titolo ci sia così tanto da fare, e come potranno da oggi in poi i videogiochi open world essere gli stessi? In quanto seguito diretto di Breath of the Wild, uscito per Wii U e Switch nel 2017, Tears of the Kingdom è riuscito in qualche modo ad avere lo stesso impatto del predecessore, che pure ha dettato uno standard in tema di che cosa sia possibile permettere al giocatore di fare in un'opera interattiva. Con sei anni di sviluppo a disposizione, Tears of the Kingdom espande ogni singolo aspetto del suo predecessore e per farlo agisce modificando ed evolvendo un solo aspetto chiave: il gameplay. Questo episodio di The Legend of Zelda ha la stessa qualità grafica del precedente, e in qualche modo la stessa struttura per i potenziamenti del protagonista. Ci sono ancora i famigerati sacrari, tornano personaggi conosciuti, ci sono persino decine e decine di nuovi semi Korogu da trovare e i dungeon sono ancora una volta quattro. Il lavoro fatto dai programmatori sulla mappa e sulle meccaniche di gioco, tuttavia, è in grado di fare la differenza tra un "semplice" seguito e una nuova pietra miliare. Per quanto concerne la mappa di gioco, al vasto Regno di Hyrule è stato aggiunto il cielo, nel quale sorgono isole fluttuanti, e il sottosuolo. Questi tre livelli della mappa comunicano tra loro ma differiscono nel metodo di esplorazione. Il sottosuolo, in particolare, è un mondo inesplorato che deve essere letteralmente illuminato da Link per poter proseguire a caccia di tesori e luoghi misteriosi. Le isole nel cielo, d'altro canto, danno la possibilità non solo di scoprire nuove sfide, ma anche di lanciarsi verso la terra e utilizzare i mezzi a disposizione di Link per spostarsi verso punti remoti. Tra la terra e le nuvole sorgono poi le classiche torri di Zelda, che però stavolta ci spareranno direttamente in aria, permettendoci di avere una visione dall'alto molto più vasta. Quanto ai poteri di Link, questi includono una capacità chiave: combinare elementi tra loro per costruire qualsiasi cosa ci venga in mente, da mezzi di trasporto ad armi più potenti fino a trappole per nemici. Tutto risponde alle leggi della fisica reali, riprodotte in modo ineccepibile. Un'altra abilità fondamentale è quella di invertire il movimento degli oggetti, per usarli come mezzo di trasporto o arma. Infine, Link è in grado di "ascendere" verso l'alto attraversando le superfici che sono a portata di mano: un potere funzionale all'esplorazione delle grotte nel gioco, che per vastità e varietà sono quasi un altro mezzo strato di mondo prima del sottosuolo vero e proprio. Si tratta, molto probabilmente, dell'ultimo grande titolo per Nintendo Switch, che proprio con Zelda aveva debuttato nel 2017, ma può essere giocato in modo completamente slegato dal precedente e, per molti aspetti è persino più raffinato e divertente. Soprattutto, stupisce come sei anni dopo Switch sia in grado di far girare a 30 frame al secondo quasi fissi un mondo così vasto, con effetti di pop in ridotti al minimo e cali di velocità sporadici ma non invadenti. I caricamenti, inoltre, sono sensibilmente più veloci rispetto al prequel. In un mondo popolato da videogiochi che puntano sul realismo grafico e spendono tre quarti di budget a tale scopo, Tears of the Kingdom è una lezione illuminante, più profonda del semplice concetto che "la grafica non è tutto": piuttosto, ecco che cosa succede ad investire un budget tripla A soprattutto nel game design e nella direzione artistica. Tears of the Kingdom sposta l'asticella di ciò che è possibile fare in un videogioco, e ci restituisce un mondo vasto ma allo stesso tempo coerente, unico, reale e talmente vivo da riuscire nell'impossibile compito di replicare il senso di magia del suo predecessore. Come per ogni capolavoro che si rispetti, Tears of the Kingdom può essere apprezzato a più livelli, e giocato una manciata di settimane o una vita intera: di segreti, missioni, dettagli ce ne sono per tenersi impegnati anni. 
Formato: Switch Editore: Nintendo Sviluppatore: Nintendo Voto: 10/10
 —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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