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martedì, Novembre 18, 2025

Dinamite per far saltare il costone nel Cilento (patrimonio UNESCO): va avanti il processo
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Secondo quanto emerge dagli atti processuali, un tratto di falesia tra Palinuro e Marina di Camerota sarebbe stato oggetto di interventi con l’uso di esplosivo e senza le necessarie autorizzazioni paesaggistiche e ambientali. L’area interessata ricade all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, riconosciuto come patrimonio UNESCO, e il presunto intervento avrebbe arrecato un danno non solo paesaggistico, ma anche ecologico: la detonazione avrebbe compromesso habitat di specie vegetali endemiche e di fauna rupestre, alterato gli equilibri dell’ecosistema costiero e messo a rischio la biodiversità di un tratto di costa tra i più integri del Tirreno. Le conseguenze riguarderebbero inoltre la stabilità del costone e la sicurezza della zona.

Il Codacons Campania è stato ammesso come parte civile nel processo aperto sul caso. “Un pezzo di costa addirittura abbattuto con la dinamite – commenta l’Avv. Matteo Marchetti, presidente del Codacons Campania – e nessuno che intervenisse. È un fatto gravissimo che va oltre l’inquinamento ambientale”. Marchetti ha espresso soddisfazione per l’ammissione dell’associazione come parte civile, definendola “una conferma del grande lavoro svolto dall’Ufficio legale in questi anni” e auspicando “maggior attenzione da parte degli organi di controllo e pene adeguate una volta accertati gli illeciti”. Sulla stessa linea l’Avv. Carlo Duccilli, Dominus e procuratore legale della parte civile: “Siamo soddisfatti che la magistratura abbia acceso i riflettori su una vicenda che ha scosso l’intera comunità cilentana”. A rappresentare il Codacons nell’ultima udienza è stato l’Avv. Bartolomeo Lanzara, presidente del Codacons Comuni Velini, che ha ribadito la speranza che “quanto accaduto a Camerota non si ripeta in altri comuni del Cilento” e che “si faccia piena chiarezza e giustizia”.

Il caso richiama un interrogativo destinato a pesare anche oltre l’aula di tribunale: come è stato possibile che in un’area sottoposta a tutela ambientale così stringente si potessero compiere interventi tanto invasivi? Un episodio che riporta l’attenzione su una questione cruciale per la gestione dei parchi naturali italiani: la distanza, talvolta, tra la legge che tutela e la realtà che scava.

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