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lunedì, Novembre 4, 2024

Pesca a strascico nelle aree protette, arriva l’Atlante (e il caso delle Tremiti)
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La striscia

I membri della Med Sea Alliance lanciano oggi un nuovo Atlante che, per la prima volta, mappa le aree permanentemente chiuse alla pesca a strascico nel Mediterraneo e indaga sulle attività di pesca a strascico in queste aree. L’Atlante, pubblicato in vista della sessione annuale della Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM) che si svolgerà a Tirana dal 7 al 11 novembre 2022, mostra le violazioni presunte e confermate della pesca a strascico nelle aree in cui questa è permanentemente vietata. Mostra oltre 350 aree del Mediterraneo permanentemente chiuse alla pesca a strascico, mappate da MedReAct e utilizza dati, algoritmi e modelli sviluppati da Global Fishing Watch per valutare eventuali violazioni. È la prima volta che è stato possibile mappare le infrazioni presunte e confermate su tale scala, in tutti i tipi di aree permanentemente chiuse alla pesca a strascico nel Mar Mediterraneo.

Pesca a strascico, i dati 

Nel periodo gennaio 2020 – dicembre 2021, l’Atlante ha documentato su dati di Global Fishing Watch, presunta attività di pesca a strascico in 35 aree protette del Mediterraneo, da parte di presumibilmente 305 pescherecci, per un totale di 9.518 giorni di pesca presunta. Inoltre l’Atlante illustra, sulla base di una ricerca condotta da MedReAct su dati riportati dai media e dalle autorità di controllo nazionali di Italia, Francia, Spagna, Turchia, Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco, circa 170 casi di infrazioni confermate tra gennaio 2018 e dicembre 2020 e relative a Italia, Turchia, Francia, Algeria  e Marocco. In questo numero complessivo rientrano le violazioni che riguardano l’Italia, unico Paese in Europa che ha fornito chiari dati e che tra gennaio 2018 e giugno 2021 ha registrato 85 infrazioni sanzionate, di cui 80 nelle zone di restrizione alla pesca istituite dalla CGPM e 5 nelle Aree Marine Protette. Per quello che riguarda invece le infrazioni presunte in 178 aree italiane chiuse alla pesca a strascico, l’analisi dell’Atlas evidenzia possibili attività di pesca illegale in 14 aree protette da parte di presumibilmente 114 pescherecci dal 2020 al 2021. In concomitanza con il lancio dell’Atlas, MedReAct ha pubblicato un’inchiesta sulla Zona di Tutela Biologica ( ZTB ) delle isole Tremiti che conferma le indicazioni dell’Atlante, ovvero che i pescherecci entrano indisturbati a strascicare in aree che dovrebbero essere chiuse.

“La nostra indagine sulla ZTB delle Isole Tremiti rivela come quest’area sia protetta solo su carta anche per l’assenza di controlli, come denunciato dai piccoli pescatori che subiscono le incursioni illegali della pesca a strascico”, ha dichiarato Domitilla Senni, responsabile di MedReAct. “Chiediamo al nuovo governo italiano di garantire che i divieti di pesca a strascico siano pienamente applicati per sostenere il recupero degli stock ittici e la tutela degli habitat sensibili”.

L’analisi delle presunte infrazioni condotta da Global Fishing Watch si basa sui dati del Sistema di Identificazione Automatica (AIS) utilizzato per la sicurezza in mare, incrociati con il Registro della Flotta dell’UE e con altre serie di dati pertinenti, per dedurre il comportamento dei pescherecci potenzialmente dediti alla pesca a strascico all’interno delle zone vietate. Mentre l’AIS è obbligatorio per tutti i pescherecci battenti bandiera di uno Stato dell’UE di lunghezza superiore a 15 metri, nel Mediterraneo non europeo l’AIS non è richiesto dalla maggior parte degli Stati. Per questo motivo la maggior parte delle presunte infrazioni è stata riscontrata da parte delle flotte UE.

“L’analisi presentata nell’Atlante sulle presunte infrazioni rappresenta la punta dell’iceberg, poiché si basa solo sui dati AIS che non tutti i pescherecci utilizzano in modo costante”, ha dichiarato Tony Long, CEO di Global Fishing Watch. Anche se non è possibile tracciare le imbarcazioni che deliberatamente spengono il loro AIS quando entrano in una zona chiusa, o che magari non lo usano mai, l’Atlante e l’indagine a esso associata mettono in luce che il problema esiste ed è serio. “La pesca illegale nelle aree protette mina le misure di gestione nazionale e regionale degli stock ittici, minaccia i mezzi di sostentamento dei pescatori che seguono le regole e danneggia gli sforzi di conservazione dell’ambiente marino”, ha dichiarato Aniol Esteban, membro dello Steering Committee della Med Sea Alliance.

Sovrasfruttamento e pesca illegale

Oggi il 75% degli stock ittici del Mediterraneo è soggetto a sovrasfruttamento. Combattere le pratiche di pesca Illegale, Non dichiarata e Non regolamentata (pesca INN), nel Mediterraneo non è solo essenziale per recuperare gli stock ittici, ma anche per proteggere la sua biodiversità unica e le comunità che da generazioni dipendono dalle sue risorse marine. Le aree marine protette, le zone di restrizione della pesca, le zone di tutela biologica e i siti Natura 2000, sono un prerequisito per il recupero e la protezione del Mar Mediterraneo. L’evidenza di casi presunti o confermati di pesca a strascico nelle aree protette suggerisce che la pesca INN ne sta minando la sostenibilità, in un momento in cui altri fattori di stress come la pesca eccessiva, il cambiamento climatico e l’inquinamento stanno già avendo un impatto sulle popolazioni ittiche.

L’appello ai governi

I membri della Med Sea Alliance chiedono ai governi di proteggere efficacemente le aree chiuse dalla pesca a strascico attraverso la piena applicazione delle norme e una maggiore trasparenza. Nei casi in cui le analisi dell’Atlante indicano possibili violazioni, le autorità dovrebbero indagare e applicare sanzioni dissuasive qualora la violazione fosse confermata. I membri della Med Sea Alliance chiedono all’UE e alle Parti contraenti della CGPM, in occasione della 45a riunione della CGPM, di:

● Indagare sulle potenziali violazioni, prendere provvedimenti e fornire informazioni pubbliche sui casi confermati.

● Mettere in atto un sistema di monitoraggio efficace tracciando tutti i pescherecci con il sistema Vessel Monitoring System (VMS). Inoltre, la CGPM dovrebbe imporre l’obbligo dell’AIS per tutti i pescherecci di lunghezza superiore a 15 metri.

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