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Microbiota e diabete, italiano il brevetto che rivoluziona le analisi
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La striscia

(Adnkronos) – Una nuova metodica per la raccolta del microbiota, sviluppata e brevettata in Italia, potrebbe rivoluzionare il campo delle analisi e avere un impatto anche sulle persone con diabete. “Già nel 2016, utilizzando approcci di metabolomica-metagenomica integrata, erano state identificate nella prevotella copri e nel bacteroides vulgatus le principali specie batteriche con diretta correlazione fra loro capacità di produrre Bcaa (Branched-Chain Aminoacids, aminoacidi a catena ramificata) e insorgenza nell’uomo di insulino-resistenza. Ciò è in linea con diversi studi dimostranti che alte concentrazioni di Bcaa possono condurre a disturbi metabolici, e così suggerendo l’esistenza di una correlazione tra alte concentrazioni nel sangue di tali aminoacidi e lo stato diabetico”. A spiegare il legame tra lo studio del microbiota e il diabete è l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata, in occasione della Giornata mondiale del diabete che si celebra lunedì.  

Minelli è l’autore del lavoro scientifico, ‘Natural and after colon washing fecal samples: the two sides of the coin for investigating the human gut microbiome’ recentemente pubblicato da Nature Portfolio su ‘Scientific Reports’, lo studio fondato sull’applicazione di una metodica di campionamento ideata e brevettata dallo stesso Minelli. “E’ una nuova procedura che ha permesso di superare i problemi relativi al campionamento del semplice materiale fecale. La raccolta della biomassa microbica – sottolinea all’Adnkronos Salute Minelli – effettuata dopo idrocolonterapia e seguita dall’analisi del microbiota intestinale, garantisce una valutazione accurata, precisa e decisamente allargata della composizione del microbiota con la conseguente opportunità di eseguire un più preciso intervento terapeutico”.  

Gli intrecci tra microbiota e diabete sono molto più complessi. “Più recentemente Akkermansia muciniphila, una specie batterica emergente rispetto ad altre, ha suscitato molto interesse in campo scientifico per la sua capacità di combattere l’obesità e il diabete di tipo 2 in considerazione del fatto che l’abbondanza di questa specie nel microbiota intestinale è inversamente correlata al peso corporeo e all’insulino-resistenza e che, al contrario, il trattamento con metformina la aumenta”, ricorda l’immunologo.  

La nuova metodica per il prelievo del microbiota porta la firma, oltre che dell’immunologo Minelli, di altri ricercatori. “In collaborazione con i ricercatori del dipartimento di Bioscenze dell’università di Bari e dell’Istituto di Biomembrane, Bioenergetica e Biotecnologie molecolari del Cnr di Bari, abbiamo completato questo studio – osserva Minelli, illustrando lo studio appena pubblica – nel quale sono stati presentati i risultati di un lavoro condotto attraverso una profonda analisi metabarcoding del gene 16S rRna batterico. Nello studio abbiamo confrontato due matrici di campionamento, feci (F) e liquido di lavaggio del colon (LL), al fine di valutare l’accuratezza delle due metodiche per rappresentare la complessità del microbioma intestinale. I riscontri finali – chiosa il medico – hanno chiaramente dimostrato come il solo campionamento fecale sia insufficiente a documentare la corretta composizione quali-quantitativa della flora microbica intestinale e, dunque, la sua precisa fisionomia funzionale”.  

“Studiare e conoscere la composizione integrale del microbiota, per la prima volta in tutto il canale intestinale, oltre a mettere in discussione i parametri comparativi fin qui universalmente adottati per definire un microbiota ‘sano’ o ‘malato’, potrà costituire uno strumento strategico – sottolinea – per ottenere diagnosi precoci e appropriate e, conseguentemente, impostare pratiche di reimpianto microbico selettivo attraverso probiotici e prebiotici specifici e mirati”.  

 

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