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L’Aquila Capitale Cultura 2026: l’esultanza dei Vip abruzzesi per nascita o per amore
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La striscia

(Adnkronos) – L'Aquila è stata proclamata Capitale della Cultura 2026: un riconoscimento non scontato ma molto atteso dalla città. Grande la gioia di tanti personaggi, abruzzesi e non, legati alla città e all'Abruzzo, che all'Adnkronos hanno espresso il proprio apprezzamento per la scelta della Giuria del ministero della Cultura.  
Bruno Vespa
 Esulta il 'decano' della tv, abruzzese doc, Bruno Vespa: "E' una notizia meravigliosa. L'Aquila meritava perché nel 2009, quando ci fu il terremoto, si disse: 'Tra dieci anni L'Aquila sarà Capitale della cultura'. Nel 2019 non eravamo pronti, adesso lo siamo. E' un riconoscimento e risarcimento giustissimo". "Sono veramente felice perché L'Aquila è una straordinaria città della cultura che ha avuto per decenni, e forse ha tuttora, il più alto tasso di consumo di musica classica per abitante, ha uno dei teatri stabili migliori e ha la cultura che si respira dalle pareti dei palazzi antichi. E' un riconoscimento giustissimo", conclude Vespa. 
Gabriele Cirilli
 "L'Aquila merita a pieno titolo il riconoscimento di Capitale della cultura 2026 perché é sempre stata una città piena di cultura e di grandi talenti, una città che ha sofferto ed è risorta con grande forza. Ma il 2026 sarà un anno di vera rinascita solo se ci si arriverà con tutte le carte in regola". Così l'attore Gabriele Cirilli, dopo la proclamazione del capoluogo abruzzese, che si è aggiudicato il titolo di Capitale della cultura battendo le altre 9 città finaliste. "Il tempo c'è – sostiene l'attore e comico abruzzese – ma l'unico modo per 'vincere' davvero è progettare, lavorare fortemente ma soprattutto fare squadra. Se invece ci si presenterà a quest'appuntamento come corridori singoli non arriveremo da nessuna parte".  Secondo Cirilli, dunque, nel lavoro di preparazione che porterà al 2026 "dovranno sparire invidia, competizione sleale ed energie negative, che spesso caratterizzano gli abruzzesi. Bisogna fare squadra – ribadisce – e lo dico perché sono convinto che il team, così come la famiglia possono portare risultati incredibili: non a caso – annuncia – sto preparando uno spettacolo con Carlo Conti che si chiama 'Cirilli and family'".  Infine, sui progetti concreti che saranno messi in campo nel 2026, si dice "molto in linea, in particolare, con l'attenzione che sarà dedicata ai giovani", ricordando la sua scuola di recitazione, che oggi a sede a San Salvo, in provincia di Chieti. "Spero che sia ospitata a L'Aquila perché con questa iniziativa stiamo valorizzando e offrendo occasioni a tanti giovani, stiamo facendo capire loro che la cultura è importante, che non si va solo su Tik Tok ma bisogna studiare per arrivare al successo. E, a mio avviso, una scuola di recitazione che attrae tanti giovani da tutt'Italia merita di stare nel capoluogo di regione". 
Giorgio Pasotti
 Felicissimo anche l'attore Giorgio Pasotti, alla guida del Teatro Stabile d'Abruzzo dal 2023: "La vittoria dell'Aquila come Capitale della cultura italiana è a mio avviso assolutamente meritata -dice – Felice che abbiano finalmente premiato una città che ha saputo negli anni rinascere su solide basi culturali creando un fermento artistico vivace, di cui il pubblico è assolutamente grato". Pasotti è stato in parte protagonista di questa rinascita in un momento difficile per la città tra le devastazioni del terremoto e il dramma del Covid. "Quando ho accettato l'invito alla direzione dello Stabile di Abruzzo – spiega – è stato una sorta di salto nel buio. I teatri erano chiusi e solo più tardi è stata contingentata l'affluenza del pubblico. Sono sempre stato supportato dal sindaco e da tutte le maestranze dello Stabile – ricorda Pasotti -. Siamo riusciti comunque a organizzare e promuovere stagioni in tempi difficili, dobbiamo solo essere fieri del lavoro che abbiamo fatto". "Una candidatura, quella dell'Aquila – prosegue Giorgio Pasotti – che non può prescindere dall'apertura di alcuni luoghi preposti all'arte, come il Teatro Comunale, chiuso da 14 anni, che spero possa finalmente essere aperto definitamente. I cittadini aquilani, ma anche quelli abruzzesi si meritano dopo questa lunga, paziente, attesa di avere il loro teatro. Un'occasione perfetta. Tra l'altro il mio secondo mandato scade proprio nel 2026. Sarebbe la conclusione di un ciclo meraviglioso e perfetto anche per tutti quelli che hanno faticato con me. Un coronamento ineccepibile". 
Dacia Maraini
 Una scelta che valorizza "una bella città italiana" che "ha dato moltissimo anche dal punto di vista culturale". Dacia Maraini, che presiede la giuria del premio nazionale Benedetto Croce di Pescasseroli e che frequenta da molto tempo il paese principale del Parco Nazionale d'Abruzzo, commenta così, all'AdnKronos, la proclamazione de L'Aquila a capitale della cultura del 2026. "Credo sia una cosa molto bella che valorizza una città che ha perso qualcosa e che si sta ricostruendo, anche se un po' lentamente", dice la scrittrice, ricordando il terremoto che colpì la città nel 2009. Tornando proprio a quel tragico periodo l'autrice di 'Bagheria' rievoca un ricordo personale. "Dopo il terremoto – racconta – arrivavano derrate da tutte le parti, oltre che coperte e cibo. Andai a L'Aquila, quando era stata allestita la tendopoli, e chiesi se avevano libri. Nessuno ne aveva. Tornai allora a casa, a Pescasseroli, presi accordi con il direttore del Parco Nazionale che mise a disposizione una roulotte nella quale stipai 300 libri, tra classici e moderni, che portammo in città. La cosa bellissima fu che furono presi d'assalto. Avevano bisogno, oltre che di coperte e di cibo, anche di libri. La cosa bella fu anche che non mancò mai un libro". In altri termini, conclude Maraini, i lettori "prendevano in prestito un testo che poi lo restituivano per la comunità. Poi, naturalmente, io li lasciai alla biblioteca locale. Questa esperienza è stata molto bella per capire che, dopo un terremoto o durante una guerra, non si ha bisogno soltanto di cose da mangiare o di un posto in cui dormire, ma anche di leggere". 
Alessandro Gassmann
 "Sono contento che questa possibilità importante venga data a L’Aquila. La conoscevo prima del terremoto e l’ho rivista dopo negli anni. Molto ancora c’è da fare, molte promesse in questi anni non sono state mantenute", dice Alessandro Gassmann, che fu direttore artistico del Teatro Stabile d’Abruzzo dal 2009 al 2011. "Ricordo una città bellissima, con gente generosa. Spero che questa occasione – sostiene l'attore – aiuti L’Aquila a ritrovare tutta la sua bellezza, a partire dal teatro che ancora dopo tutti questi anni è chiuso”. Infine, un auspicio per la città rappresentato dal nuovo direttore artistico del Tsa: "Auguro agli aquilani un futuro di rinascita vera ed al mio amico e collega Giorgio Pasotti, appena riconfermato direttore artistico dello stabile aquilano, buon lavoro”. 
Rocco Siffredi
 "Da abruzzese, la vittoria de L'Aquila come Capitale della cultura italiana mi fa enormemente piacere. La vorrei conoscere meglio'', osserva Rocco Siffredi, nato ad Ortona, in provincia di Chieti. 
Simona Molinari
 "Sono felicissima, la città merita questa rinascita". A parlare così con l'Adnkronos della scelta de L'Aquila come capitale della cultura 2026 è la cantautrice Simona Molinari, che pur essendo nata a Napoli, è cresciuta nel capoluogo abruzzese, dove si è anche diplomata al conservatorio Alfredo Casella. "Sicuramente una rinascita culturale aiuterà tantissimo la città, dopo tutto quello che ha subito con i terremoti. Credo sia una cosa grandiosa andare a ricreare un tessuto culturale in questo momento in cui la città si sta cominciando a ripopolare".  "L'Aquila è una città con una grande tradizione culturale e di formazione culturale. Io sono cresciuta in quella città e ho sempre respirato questa attitudine e questa attenzione alla cultura. È una città che mi ha offerto moltissimo quando ero piccolina e che ha ancora molto da offrire. La disciplina, la resistenza e la resilienza sono caratteristiche tipiche degli aquilani. Quindi sono sicura che con la capitale della cultura arriveranno moltissime cose belle e un'offerta attenta e di qualità", sottolinea l'artista che lo scorso 7 marzo a New York, è stata insignita del Callas Tribute Prize NY, il prestigioso riconoscimento internazionale dedicato all’indimenticabile Diva. "Anche questo premio lo devo ricollegare alla formazione classica che ho ricevuto proprio a L'Aquila", conclude l'artista. 
Donatella Di Pietrantonio
 Il fatto che L'Aquila sia stata proclamata capitale italiana della cultura del 2026 può aiutare il processo di rigenerazione della città dopo il sisma che l'ha colpita nel 2009. La pensa così la scrittrice abruzzese Donatella Di Pietrantonio che si dice "molto contenta" della scelta effettuata dalla giuria. "Certo – afferma – c'è ancora molto da fare ma la spinta propulsiva che può derivare dalla proclamazione a capitale della Cultura nel 2026 può essere davvero importante soprattutto perché dovrebbe incentivare e promuovere l'iniziativa culturale in città. Questo potrebbe, a sua volta, incentivare il ritorno degli aquilani a vivere a riabitare la città". La scrittrice, che ha vinto il premio Campiello con 'L'Arminuta' nel 2017, sottolinea infatti che "in questo momento il grande problema è che vediamo palazzi bellissimi, con facciate pulite e restaurate, che però sono vuoti. La grande sfida è riportare gli aquilani a L'Aquila. La sfida è anche quella di portare nuovi abitanti che siano attratti non solo dalla bellezza della città ma anche dall'offerta di servizi e dall'offerta culturale. Questa è la mia speranza", afferma Di Pietrantonio.  La scrittrice, accanto alle criticità, registra anche dei passi in avanti nel recupero del tessuto urbano aquilano. "Per diversi anni, dopo il sisma, i lavori di ricostruzione procedevano con lentezza e non si riusciva a vedere la concreta rinascita della città. Nelle mie ultime visite – sostiene – ho potuto invece constatare, per quel poco che è possibile fare da osservatrice esterna, uno stato di avanzamento davvero incoraggiante. Almeno il centro della città ha oggi un aspetto che veramente fa pronunciare la parola bellezza. Capita raramente che un'intera città venga ricostruita, restaurata, seguendo dei criteri di uniformità. Questo a L'Aquila è avvenuto e sta avvenendo", conclude. 
Il libraio del centro storico
 L'Aquila proclamata Capitale della cultura 2026 "è una bellissima notizia, ma sarebbe meglio dire una notizia 'stimolante', nel senso che questo riconoscimento dovrà fare da stimolo per far rinascere culturalmente la nostra città. Dunque bisogna rimboccarsi le maniche perché a pensarci adesso vengono le vertigini: la città è impreparata e l'offerta di cultura, in generale, lascia a desiderare". A parlare è Giuliano Cervelli, titolare della libreria 'Polarville' di via Castello, nel capoluogo abruzzese, la prima a riaprire nel centro storico, dieci anni fa, dopo il terremoto del 6 aprile 2009.  "L'Aquila, prima del sisma – ricorda Cervelli – era una città con la cultura nel Dna, molto importante culturalmente, ma dopo il terremoto abbiamo perso pezzi importanti. Oggi sono rimaste solo piccole realtà come la nostra, che non si è mai arresa: avevamo il Caffè Polar, un caffè letterario in piazza Duomo, e anche subito dopo il terremoto ci siamo appoggiati fuori città pur di restare aperti. Poi, appena c'è stata la possibilità di rientrare in centro, lo abbiamo fatto. Ma noi, come le altre piccole realtà culturali rimaste rappresentiamo un microcosmo: ogni settimana organizziamo presentazioni di libri, eventi musicali e altre iniziative di cui la città è un po' sprovvista al momento. In altre parole: c'è una sete di cultura che non corrisponde all'offerta, basti solo pensare che in centro storico, a 15 anni dal terremoto, non c'è ancora un cinema e un teatro".  "L'auspicio dunque è che fi faccia in un anno e mezzo quello che non si è fatto in 15 anni, per un necessario rilancio culturale. E bisogna lavorare sodo in questi due anni", conclude Cervelli, confessando: "oggi, appena arrivata la notizia della vittoria de L'Aquila ci siamo detti: 'ora davvero possiamo provare a ripensare il vecchio 'Caffè Polar'". Chissà se per il 2026 il caffè letterario torni a vivere nel cuore della città.  
Maurizio Cocciolito
 "Siamo molto, molto felici, è un riconoscimento che aspettavano da tempo, L'Aquila è una città, e lo dico da non aquilano, che ha sempre creduto nella cultura. Non è un caso che sia la sede di alcune delle più importanti istituzioni culturali e musicali. Ci sono conservatori, orchestre, la città ha una delle più antiche società di concerti italiana, la 'Barattelli'. Ci sono poi l'Accademia di Belle Arti, un Museo di Arte Contemporanea, la sezione staccata del Maxxi, e la Perdonanza Celestiniana riconosciuta come Patrimonio immateriale dell'Unesco". E' quanto dichiara Maurizio Cocciolito, direttore artistico dei Solisti Aquilani, dopo la 'proclamazione' dell'Aquila Capitale della Cultura 2026.  E aggiunge: "Quando si viene all'Aquila si respira la Cultura con la C maiuscola. Gli aquilani sono un popolo molto forte e la rinascita è cominciata subito dopo il terremoto, ma anche dopo la pandemia. Questo riconoscimento è comunque uno stimolo per andare avanti sempre puntando sulla qualità".  
Raffaele Daniele
 "Non era la prima volta che tentavamo, ma abbiamo imparato dai nostri errori e questa volta ci speravamo veramente tanto. E' un grande riconoscimento alla nostra città. E' importante che non si parli più dell'Aquila per il drammatico sisma che ha vissuto, ma che si ricominci finalmente a parlare della sua rinascita anche a livello nazionale. E questa è un'occasione eccezionale". E' quanto dichiara Raffaele Daniele, vicesindaco del Comune dell'Aquila e coordinatore del Comitato Perdonanza Celestiniana, dopo la proclamazione del capoluogo abruzzese a Capitale italiana della Cultura 2026.  E ricorda ancora il legame tra la Perdonanza e il prossimo Giubileo di Roma. "La nostra città in questa occasione -annuncia – avrà un ruolo importantissimo". Daniele aggiunge poi che la "vittoria dell'Aquila sarà un'opportunità per tutto il territorio, anche per alcune regioni e città limitrofe, siamo riusciti insomma a creare una rete. Il culmine di un percorso, la nostra vittoria – conclude- che parte da molto, molto lontano".     —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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