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lunedì, Aprile 29, 2024

Nuova Pac, il Parlamento Europeo approva ma “questo non è Green Deal”
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La striscia

Nel pomeriggio di ieri il Parlamento europeo ha approvato la proposta legislativa per la Politica agricola comune dell’Ue (PAC), in continuità con un accordo siglato all’inizio di questa settimana tra i tre maggiori gruppi parlamentari PPE, S&D, Renew, “senza migliorie per la protezione di ambiente o clima” secondo la maggior parte delle associazioni che si occupano di salvaguardia ambientale. Alla posizione di Greenpeace secondo la quale “il piano approvato dal Parlamento europeo non è in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo, né con la strategia “Farm to Fork” e neppure con la strategia per la biodiversità pubblicati all’inizio di quest’anno”, si aggiunge quella di Legambiente, attraverso le parole del presidente Stefano Ciafani: “Al di là delle tinte verdi tanto sbandierate in questi giorni da più parti, le misure agroambientali non verranno adeguatamente sostenute e si continuerà a finanziare un modello agricolo che porta alla perdita di biodiversità, contribuendo alla crisi climatica. Ci aspettavamo invece una Pac ambiziosa che puntasse alla riduzione delle emissioni e degli impatti, intraprendendo un cambiamento radicale del sistema agricolo e alimentare. Quasi 60 miliardi di euro dei contribuenti dell’UE vengono spesi ogni anno per i sussidi della PAC, per lo più allo scopo di finanziare un modello di agricoltura intensiva e di allevamento industriale. Abolire questi sussidi dannosi e convertirli in incentivi per favorire la riduzione degli impatti su acqua e aria, e la conservazione della fertilità del suolo e degli ecosistemi: sono queste le azioni necessarie alla transizione verso un necessario modello agro ecologico”.

Ed effettivamente è stato lo stesso Commissario europeo per l’agricoltura, Janusz Wojciechowski, ad affermare che alcuni degli emendamenti concordati “non condividono la nostra ambizione per una PAC più verde ed equa”, oltre al fatto che al momento del voto c’era così tanta insoddisfazione tra i deputati al Parlamento europeo per l’accordo presentato dai tre gruppi politici di maggioranza del PPE, S&D e Renewche, che 166 di loro hanno votato per annullare l’intera proposta della PAC e chiedere alla Commissione di tornare al tavolo di programmazione, molti in opposizione alla leadership del proprio partito.

«Così com’è la proposta della PAC tutela solo gli interessi dei maggiori produttori industriali e dei proprietari terrieri più ricchi. Agricoltori, natura e ambiente sono stati messi da parte da una manciata di potenti deputati del Parlamento europeo, e gli obiettivi climatici dell’Ue sono ora a rischio» dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura di Greenpeace Italia. «Miliardi di euro di denaro pubblico spingeranno ulteriormente l’agricoltura verso la catastrofe climatica, a meno che la Commissione europea non cestini questa proposta e ricominci da zero». La proposta votata oggi non va a limitare la spesa per il sistema degli allevamenti intensivi e proibirebbe ai governi nazionali di introdurre standard ambientali più elevati da rispettare per ottenere sussidi pubblici. La proposta introdurrebbe anche limiti massimi di spesa nazionale per alcuni programmi ambientali. Greenpeace chiede alla Commissione europea di ritirare la proposta per la nuova PAC, e di ripartire da zero col processo legislativo. “Ci auguriamo che nell’iter conclusivo di approvazione della Pac – conclude Ciafani – si trovi spazio per recuperare almeno una parte degli sforzi fatti dalla Commissione Von Der Leyen per garantire la transizione ecologica. Chiediamo che vengano incorporate nella PAC e nella sua attuazione italiana, in maniera vincolante le strategie dell’Unione europea Farm to fork e Biodiversità che prevedono entro il 2030 una riduzione del 50% dell’uso dei fitofarmaci e del 20% dei fertilizzanti, oltre ad un taglio del 50% dei consumi di antibiotici per gli allevamenti, il 40% di superfici agricole italiane convertite a biologico e la trasformazione del 10% delle superfici agricole in aree ad alta biodiversità ed habitat naturali”.

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