Stagni, paludi, torbiere, bacini naturali e artificiali con acqua stagnante, sono alcune delle principali tipologie delle zone umide come definite dalla Convenzione di Ramsar (Iran) stipulata il 2 febbraio 1971 e che compie 50 anni. Il 2 febbraio è, infatti, la giornata mondiale delle “zone umide” istituita dall’ONU con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica per la difesa e la valorizzazione di queste aree fortemente a rischio. Due terzi delle zone umide d’Europa sono scomparse negli ultimi cinquanta anni, molte altre sono degradate.
OSPITANO IL 40% DELLA BIODIVERSITÀ TOTALE – Lo scopo della Convenzione è di preservare questi ambienti che ospitano una ampia biodiversità sia vegetale che animale, il 40% del totale, e che accolgono microclimi ed ecosistemi spesso molto fragili ed hanno anche una funzione mitigatrice dei mutamenti climatici avendo un’alta capacità di immagazzinare anidride carbonica.
SONO PREZIOSE ALLEATE PER CONTRASTARE I CAMBIAMENTI DEL CLIMA – “Le zone umide, oltre ad avere una notevole ricchezza in termini di biodiversità, svolgono anche fondamentali funzioni di contrasto rispetto ai cambiamenti del clima – commenta il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri – pensiamo, ad esempio, alla loro capacità di contenere, ad esempio, l’erosione degli ambienti costieri rispetto all’aumentare dei fenomeni metereologici estremi. Da qui la necessità di una loro salvaguardia attraverso una loro corretta fruizione e valorizzazione”.