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Lo scoiattolo grigio invade l’Italia, lo zoologo: “Vanno abbattuti, minacciano la specie europea”
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La striscia

Elena Livia Pennacchioni
Elena Livia Pennacchioni
Vedo il mondo da 1 metro e 60, l'altezza al garrese del mio Attila. Sono l'addetta stampa della biodiversità, romana di nascita e veronese d'adozione, ma con il cuore ha in Umbria. Scrivo di animali, piante e qualche volta di come l'uomo riesce a salvarli!

Continua la corsa dello scoiattolo grigio alla conquista dei boschi e delle aree verdi d’Italia a colpi di ghiande rubate, alberi scortecciati e noccioleti depredati. Vittima eletta dell’invasore nordamericano il nostrano scoiattolo rosso, che nelle Regioni del Centro-Nord rischia l’estinzione a causa di un’impari contesa per l’accesso alle risorse alimentari. Prima il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, la Toscana e l’Umbria, adesso anche l’Emilia-Romagna: le recenti segnalazioni della presenza dello scoiattolo grigio giunte dalla provincia di Piacenza preoccupano gli esperti e lasciano presagire una pericolosa espansione fino ai già fragili ecosistemi dell’asta fluviale del Po. Un allarme che nelle scorse settimane ha indotto la Giunta Regionale a deliberare un piano di abbattimento attraverso il soffocamento degli esemplari con l’anidride carbonica, al quale è poi succeduto un parziale dietro-front a causa delle proteste degli animalisti. Cattura e affidamento a centri di recupero, non più soppressione. Ma la situazione in Italia rimane critica e tra gli zoologi c’è chi tratta la questione con approccio scientifico: “Adesso pagheremo il divertimento degli animalisti perché la captivazione sarà un fallimento”, presagisce Franco Perco, zoologo, già direttore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e dell’Osservatorio Faunistico della provincia di Pordenone. “L’eradicazione di una specie alloctona così dannosa introdotta dall’uomo – secondo la Gazzetta Ufficiale europea delle specie invasive è tra gli undici mammiferi più pericolosi – non si può fare con mezze misure. E non sappiamo se le strutture che si sono rese disponibili ad ospitarli siano adeguatamente attrezzate anche perché non conosciamo il numero degli esemplari da catturare. Ad esempio, sono in grado di non farli scappare?”.

L’Italia è l’unico Paese dell’Europa continentale a ospitare popolazioni stabili di questa specie invasiva. Se sarà consentito loro di raggiungere le Alpi, gli Appennini e i Paesi Transalpini, la colonizzazione del Vecchio Continente sarà solo questione di tempo. Una condanna annunciata per lo scoiattolo rosso e per gli ecosistemi che abita: in presenza di querce e altre latifoglie, lo scoiattolo grigio è in grado di immagazzinare il 50% in più di ghiande, supportato dalle maggiori dimensioni e da una maggiore capacità di digerire i tannini. Più resistente ai parassiti, è anche più vorace nel saccheggiare i noccioleti agricoli, dove può causare ingenti danni alle coltivazioni e alla salute delle piante. Insomma, una lotta impari per lo stoccaggio del cibo che giunge alla prova dei fatti in primavera, quando chi più avrà mangiato durante la stagione fredda più avrà la possibilità di garantire la sopravvivenza ai propri piccoli.

“Non è solo una questione di costi – ribadisce Perco – che comunque dovrebbero essere a carico di chi si offre di ospitarli. Ma soprattutto di tempi: gli scoiattoli grigi si riproducono e per la velocità con cui questo avviene, avrei usato lo strumento più rapido possibile. Se adesso andrà male, i responsabili di questa cattiva politica dovranno pagare i danni. Quanto vale l’estinzione del nostro scoiattolo rosso? Bisognerebbe che qualche avvocato si muova da subito”. Tuttavia, tra l’opinione pubblica sembra prevalere l’emozione che suscitano i primi piani dei teneri scoiattoli dalle guance colme di cibo, più che l’analisi logica di una guerra in atto per la salvaguardia della biodiversità.

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