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Assalto alla biodiversità ed al verde del Centro Italia
A

La striscia

Intere zone paesaggistiche, agricole e forestali minacciate da richieste ed investimenti anche spregiudicati. Aggravante pericolo terremoto.

Roma – Civita di Bagnoregio, chi non conosce la “città morta” in provincia di Viterbo? A Civita per il 3 di luglio alle 17, Luisa Ciambella Consigliere Comunale di Viterbo e Adrian Moss Presidente Italia Nostra Etruria hanno convocato un sit-in a difesa delle caratteristiche naturali e rurali della Tuscia e dell’Etruria. Qui, nell’Italia di Mezzo, le recenti scosse di terremoto registrate a Strasburgo e causate dalla “coltivazione” della geotermia hanno provocato paure, allarmi ed agitazioni. Il sindaco di Castel Giorgio (TR) : “…il grave e scandaloso caso che accomuna Strasburgo alla cittadina umbra…si tratta di attività ed impianti che appaiono ecologici e “puliti”, ma che in effetti presentano altri problemi ancora maggiori, soprattutto se implementati in aree non adatte…”. La “Coalizione Articolo 9” – alla quale aderiscono 15 associazioni ambientaliste – ha inviato una lettera  ai “Gentili Deputate e Deputati, gentili Senatrici e Senatori” per scongiurare che il decreto “semplificazioni” del PNRR, in particolare le norme specificamente dedicate alla velocizzazione degli impianti eolici e fotovoltaici a terra, sancisca la più grande trasformazione dei territori di pregio naturalistico e paesaggistico in una sterminata zona industriale senza confini… e salvare il paesaggio e la biodiversità…”. Mara Carfagna, ministro per il Sud in una recente intervista al Messaggero ha riconosciuto che: “…sta emergendo sempre più nettamente una questione del Centro Italia… dei danni che sta creando la deindustrializzazione di intere zone del Lazio, Umbria, Marche e Toscana…”. Che però, Ministro, non sono ancora Mezzogiorno.

Manifestanti in piazza Montecitorio per “dire no” alla geotermia nelle proprie Regioni

Quasi in contemporanea Nicola Zingaretti riproponeva il progetto della Macroregione – vecchio peraltro di oltre mezzo secolo – che ha portato alla conferenza di Perugia dell’8 giugno scorso fra i Governatori delle cinque Regioni. La riunione ha partorito un “Tavolo Comune a 5 per rilanciare l’Italia dei due Mari che rappresenta il 22% della popolazione di tutto il Paese ed il 23,5% del Pil nazionale…”. L’obiettivo: far giungere una proposta comune al Presidente Draghi secondo il pensiero zingarettiano: “…Siamo troppo isolati…insieme possiamo far crescere tutto il Paese e con i contributi del Recovery plan vogliamo ragionare insieme su commissioni e infrastrutture…”. Ecco appunto infrastrutture, strade ed autostrade per gomma e ferro, trasversale dei “due mari e dei porti “ ed incentivi per gli investitori. Che arrivano, particolarmente quelli stranieri. Ma non sempre con buone, vantaggiose risposte per l’economia, il territorio e lo sviluppo del Paese. 

Sono quelli che a forza di richiedere concessioni e contributi vorrebbero sostituire i nostri prati verdi o i campi biondeggianti di messi con distese seminate a pannelli fotovoltaici, colline “ri-forestate” da pale eoliche o laghetti e cave dismesse rigenerate da immissioni geotermiche. Ma tutte le problematiche connesse alle ricerche per la produzione alternativa di elettricità le hanno ben presenti Zingaretti & C.? 

Ed allora che il Governatore del Lazio risponda alla lettera inviata al suo Assessore all’agricoltura “…da vari Enti della Tuscia e della provincia nord di Roma l’Università agraria di Allumiere, Tolfa, Civitavecchia, Tarquinia, Blera ed il Comune di Montaldo di Castro con la richiesta di istituire un “Osservatorio Verde” per monitorare le opere che possono pregiudizio con specifico riguardo alla vocazione agricola di particolare pregio della intera costiera dell’Alto Lazio…”. Fra l’altro a Montalto di Castro è prevista la costruzione di una centrale fotovoltaica fra le più grandi d’Italia: circa 50 ettari seminati a pannelli e servizi Invece che a grano duro e prodotti d’eccellenza. Sono le stesse risposte che dal “ Tavolo a 5” si aspettano i Sindaci di Orvieto, di Acquapendente e degli altri cinquanta e più Comuni che temono, per certi territori, i rischi di una transizione incontrollata e spregiudicata a favore esclusivamente delle fonti rinnovabili. 

La Regione Umbria ha appena bocciato il progetto per un impianto fotovoltaico alle pendici del Monte Peglia per mancanza dei requisiti di legge, 40 ettari di terreno agricolo per circa 75.000 pannelli. Sul Monte Peglia dal 2018 riserva naturale Mab Unesco, per quello che può valere! Nella realtà zona vulcanica e forestata, patrimonio paesaggistico ed area di rifugio per molte specie biologiche rare ed in via d’estinsione. La Società richiedente ha già preannunciato ricorso ora la risposta all’autorità giudiziaria, ma sarà interessante assistere anche al comportamento del “ Tavolo a 5 “; come sull’esito dell’istituenda “foresta eolica” di Colfiorito e maceratese con vista sull’Adriatico.

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