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Il video del bambino e dell’orso bruno: “Ecco come comportarsi quando incontriamo la fauna selvatica”
I

La striscia

Elena Livia Pennacchioni
Elena Livia Pennacchioni
Vedo il mondo da 1 metro e 60, l'altezza al garrese del mio Attila. Sono l'addetta stampa della biodiversità, romana di nascita e veronese d'adozione, ma con il cuore ha in Umbria. Scrivo di animali, piante e qualche volta di come l'uomo riesce a salvarli!

Sporminore, ai lembi del Parco Naturale dell’Adamello Brenta, sopra i 2mila metri di quota. Loris Calliari gira il video di suo figlio Alessandro mentre si trova ad allontanarsi dalla presenza di un orso bruno che sulle prime lo segue, poi riprende la propria strada scendendo verso valle. “Con calma, piano, non dargli le spalle!” si sente suggerire ad Alessandro che, un passo per volta, cammina verso il padre. “Mamma!” ad un certo punto esclama il ragazzo, mentre dietro di lui l’orso si alza sulle zampe posteriori per capire meglio cosa stia succedendo. Un bell’esemplare imponente, incuriosito ma tutto sommato calmo che dopo altro paio di passi nella direzione di Alessandro, corre a valle. “Che figata!”, si sente alla fine del video che dura 2 minuti e 14 secondi. Non un urlo, non un momento di concitazione da parte di Loris, che è stato in grado di trasmettere a suo figlio calma e lucidità. E dobbiamo immaginare che non sia stato facile perché in queste ore, con il video che rimbalza su ogni social, l’impressione che ne può ricavare ogni genitore potrebbe essere solo una: paura. Eppure, se tutto è andato bene e ognuno ha ripreso serenamente la propria strada, è stato proprio grazie alla consapevolezza di quello che stava accadendo.

“L’essere umano – spiega Andrea Bonifazi, naturalista ed ecologo – tende spesso a porsi un gradino sopra la Natura, dimenticandosi di farne parte; essere consapevoli di poter incontrare un orso tra i boschi trentini è un punto di partenza per prepararsi a tale eventualità. Dimostrare paura o aggressività, sembra lapalissiano, è decisamente più pericoloso che ostentare sicurezza e pacatezza”. Un concetto che spesso ci viene ribadito ma sul quale spesso il panico ha la meglio. “Gli animali, anche quelli più grossi – prosegue Bonifazi – raramente attaccano senza motivo, l’importante è non porci nella condizione di farci percepire come una minaccia. Il sangue freddo deve prevalere sull’irrazionale istinto. Ciò non significa che dobbiamo importunare la fauna selvatica, ma è bene sapere come comportarsi in caso di un fortuito incontro. Sia chiaro, non vale solo per animali imponenti come gli orsi, ma per tutte quelle specie che, spesso a causa di ataviche convinzioni e paure indotte da libri o film, sono vittime di pregiudizi”. E purtroppo di animali perseguitati a causa di flase credenze che inducono immotivate paure, è piena la letteratura scientifica. Pipistrelli, grifoni, avvoltoi in genere: per loro, tra le cause di minaccia c’è anche la persecuzione diretta per antiche conoscenze popolari. “Prendiamo come esempio anche i serpenti”, conclude l’ecologo. “E’ fin troppo frequente che vengano uccisi con motivazioni del tipo “e se fosse stato pericoloso?” o “poteva mordermi, nel dubbio l’ho ucciso”; razionalmente, è chiaro come siano argomentazioni dettate da una scarsa consapevolezza di come ci si debba rapportare con determinati animali al fine di evitare che possano rappresentare una minaccia per noi… e viceversa! Quindi faccio un plauso a papà e figlio per la loro grande capacità di gestire una situazione che, oggettivamente, avrebbe fatto paura a tutti noi”.

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